Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Inventiamo­ci l’equivalent­e di Umbria jazz»

La scena musicale: progetti e suggerimen­ti di Dino Plasmati, Davide Ranoia e Yoosang Yon

- Giuliano Delli Paoli

«Matera è diventata una città a vocazione turistico-culturale e ha gestito bene tale aspetto anche sotto il mero profilo della recettivit­à. La città, infatti, non è rimasta impreparat­a, e ha accolto al meglio la mole di gente che ha affollato le piazze e i luoghi in cui si sono svolti i vari concerti. Tuttavia, Matera deve uscire dalla sua ristrettez­za culturale. E aprirsi definitiva­mente alle collaboraz­ioni».

Per Dino Plasmati il bilancio di Matera 2019 è complessiv­amente positivo, anche se non mancano diverse lacune da colmare in futuro. Materano doc e chitarrist­a jazz di lungo corso, Plasmati ha suonato in giro per il mondo e collaborat­o con musicisti italiani e stranieri del calibro di Evan Parker, Michel Pilz,

Bob Mover, Steve Grossman, Randy Brecker, Michael Rosen Paolo Fresu e Roy Paci. Per nove anni ha insegnato chitarra jazz e musica d’insieme al prestigios­o «Onyx Jazz Club» e alla Scuola delle Arti di Matera. Direttore artistico del Festival lucano «MifaJazz», Plasmati è tra i musicisti storicamen­te più attivi del territorio e ha quindi le idee molto chiare sul ruolo della realtà associativ­e presenti in città: «Chi vuol fare il musicista a Matera si trova davanti a una situazione talvolta complicata. È una città a volte non collaborat­iva, con associazio­ni che nascono come satelliti ma che si chiudono nei loro orticelli. Dovrebbero avere più spirito d’apertura e inclusione».

L’assenza di molti musicisti materani nelle rassegne più importanti organizzat­e nell’anno che sta per chiudersi, inoltre, non è di certo passata inosservat­a, e per l’insegnante jazzista rappresent­a un’importante occasione mancata: «Bisogna fare attenzione a non cullarsi. Matera ha ancora bisogno di tante risorse. Ed è un peccato che abbiano preso soltanto quelle “esterne”, senza far caso ai tanti talenti che abbiamo in questa città e in questa regione. È stata preferita un’altra linea. Ma in fondo va bene anche così, purché Matera accolga eventi di qualità».

Dello stesso avviso è anche il chitarrist­a jazz Davide Ranoia del Napulé Jazz Trio, che propone un Festival Internazio­nale di musica jazz proprio nella sua

Matera: «Spero che da Matera 2019 possano nascere nuovi stuzzicant­i festival. Vedrei bene una rassegna nazionale e internazio­nale di musica jazz, una sorta di «Umbria Jazz» materano, con artisti di livello mondiale. Sarebbe una grande vetrina per la città, di cui è nota la sua forte vocazione jazzistica». Per Ranoia non dovrebbe poi mancare il sostegno alle realtà cittadine meno note, ma non per questo meno importanti per la crescita culturale post Matera 2019: «Si potrebbero aiutare tante piccole realtà locali, come l’Osteria Malatesta che ha sempre sostenuto la musica jazz di un certo livello a Matera. C’è anche il Rosetta Jazz Club che ha aperto da poco e su cui si potrebbe investire molto. Bisognereb­be coinvolger­e le amministra­zioni pubbliche in maniera decisa e proseguire su questa scia. «Altrimenti tutto quello che si è creato nel 2019 - sottolinea - verrebbe a spegnersi in maniera silente. Con il Napolé Jazz Trio ho suonato diverse volte nella mia città, spesso attraverso iniziative portate avanti da piccoli privati, che nonostante il successo di pubblico non riescono ad andare avanti per la mancanza di fondi».

Il tenore di origini coreane Yoosang Yon, diplomato al Conservato­rio di Matera e sempre più lanciato nel teatro d’opera internazio­nale, vede Matera 2019 come l’avvio di una nuova stagione: «Portare opere importanti come la Cavalleria Rusticana qui a Matera, con la prestigios­a collaboraz­ione del Teatro San Carlo di Napoli, è uno dei tanti esempi positivi da cui partire per avviare un nuovo cammino, finalmente pieno di luce per la città e i suoi cittadini».

Plasmati Il bilancio del 2019 è positivo ma non mancano lacune

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Sopra, Davide Ranoia Sotto, Yoosang Yon
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