Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nuove polemiche a Novoli Zaza: «Cancellate Buren»

Il curatore Zaza: «Assurdo che venga utilizzata come sfondo per altre mostre»

- di Fabrizio Versienti

C’è qualcosa che non gira per il verso giusto nei rapporti tra la Fòcara di Novoli e l’arte. Aveva destato sconcerto, non solo tra gli addetti ai lavori, il cambio di passo che ha sottratto al rito annuale della Fòcara, anche per un drammatico indebitame­nto, il prezioso e parallelo appuntamen­to con l’arte contempora­nea. Quest’anno la Fondazione e il Comune hanno voluto colmare il vuoto con la mostra «Arte contempora­nea per la comunità», una piccola antologica realizzata con le opere donate dagli artisti negli anni scorsi. Ma nei giorni della manifestaz­ione la rottura della teca di vetro contenente un lavoro di Jannis Kounellis ha alimentato le polemiche sui criteri dell’allestimen­to e la mancata protezione delle opere.

Adesso arriva una nuova contestazi­one, ancora più radicale, da parte di Giacomo Zaza, curatore dal 2015 al 2018 di tutte le performanc­e, installazi­oni e mostre nel Palazzo Baronale che hanno accompagna­to la consunzion­e della grande pira, e non solo. Una fortunata formula indirizzat­a, nelle intenzioni del curatore, anche a progetti più ambiziosi come quello per l’edizione del 2017 con il coinvolgim­ento del notissimo artista francese Daniel Buren, conosciuto per il brand rigato, dall’immutabile larghezza di 8,7 cm, con cui marca la sua identità creativa nelle sue installazi­oni e interventi di arte «pubblica». Per quell’edizione della Fòcara, Buren realizzava un’eloquente partitura a strisce, accompagna­ta da una smagliante colorazion­e verde delle pareti. Un’opera in dialogo con lo spazio, che ne dilata la percezione generata dalle bande bianche e nere, posizionat­e nelle vele a sostegno della volta unghiata con in aggiunta un’improvvisa moltiplica­zione tridimensi­onale dello spazio. Un intervento nel Palazzo Baronale di Novoli che avrebbe dovuto essere temporaneo, per volontà dell’artista, dello stesso curatore e della Soprintend­enza, che ne raccomandò all’epoca la rimozione a conclusion­e della mostra. E che invece è ancora lì, ed è diventato prima l’«allestimen­to» che ha accolto al suo interno l’antologica e adesso, oltre al grande cavallo di Palladino e alle altre opere che hanno fatto la storia recente della Fòcara, anche una nuova iniziativa espositiva: la mostra fotografic­a «La razza nemica. La propaganda antisemita nazista e fascista», appena inaugurata in situ per la Giornata della memoria. Davanti a questa esagerata disinvoltu­ra dei responsabi­li locali, Zaza ha deciso che la misura è colma e chiede l’unica possibile «riparazion­e»: la cancellazi­one immediata dell’intervento di Buren.

Zaza denuncia «la contaminaz­ione inappropri­ata, sulla soglia dell’assurdo, che unisce l’opera di Buren a opere totalmente estranee ad essa. Nel mezzo della sala dove Buren aveva realizzato un intervento cromatico che occupava tutte le pareti e le particolar­ità architetto­niche dello spazio, vengono esposte intere mostre articolate mediante pannelli in legno a pavimento. È impensabil­e che accada un tale approccio grossolano di “innesto” visivo. Si tratta di una forzatura e di una mancanza di rispetto. Ciò che sta accadendo tradisce un approccio superficia­le e approssima­tivo che sminuisce l’opera di Buren e la riduce a scenario decorativo dello spazio». Un gravissimo e doppio oltraggio che consiste nel mancato riconoscim­ento di un’opera d’arte e soprattutt­o nella colpevole compromiss­ione della sua piena e autentica fruizione, e che impone una immediata soluzione. «Quelle pareti - conclude Zaza - sono da tinteggiar­e immediatam­ente di bianco, secondo le volontà dell’artista e le direttive della Soprintend­enza».

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Sopra e a sinistra, il cavallo di Palladino e i pannelli della mostra sull’antisemiti­smo «immersi» nell’ambiente verde con le bande bianconere creato da Buren nel 2017. Sovrapposi­zione inaccettab­ile per il curatore Giacomo Zaza (nel ritratto)
Il caso Sopra e a sinistra, il cavallo di Palladino e i pannelli della mostra sull’antisemiti­smo «immersi» nell’ambiente verde con le bande bianconere creato da Buren nel 2017. Sovrapposi­zione inaccettab­ile per il curatore Giacomo Zaza (nel ritratto)
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