Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nuove polemiche a Novoli Zaza: «Cancellate Buren»
Il curatore Zaza: «Assurdo che venga utilizzata come sfondo per altre mostre»
C’è qualcosa che non gira per il verso giusto nei rapporti tra la Fòcara di Novoli e l’arte. Aveva destato sconcerto, non solo tra gli addetti ai lavori, il cambio di passo che ha sottratto al rito annuale della Fòcara, anche per un drammatico indebitamento, il prezioso e parallelo appuntamento con l’arte contemporanea. Quest’anno la Fondazione e il Comune hanno voluto colmare il vuoto con la mostra «Arte contemporanea per la comunità», una piccola antologica realizzata con le opere donate dagli artisti negli anni scorsi. Ma nei giorni della manifestazione la rottura della teca di vetro contenente un lavoro di Jannis Kounellis ha alimentato le polemiche sui criteri dell’allestimento e la mancata protezione delle opere.
Adesso arriva una nuova contestazione, ancora più radicale, da parte di Giacomo Zaza, curatore dal 2015 al 2018 di tutte le performance, installazioni e mostre nel Palazzo Baronale che hanno accompagnato la consunzione della grande pira, e non solo. Una fortunata formula indirizzata, nelle intenzioni del curatore, anche a progetti più ambiziosi come quello per l’edizione del 2017 con il coinvolgimento del notissimo artista francese Daniel Buren, conosciuto per il brand rigato, dall’immutabile larghezza di 8,7 cm, con cui marca la sua identità creativa nelle sue installazioni e interventi di arte «pubblica». Per quell’edizione della Fòcara, Buren realizzava un’eloquente partitura a strisce, accompagnata da una smagliante colorazione verde delle pareti. Un’opera in dialogo con lo spazio, che ne dilata la percezione generata dalle bande bianche e nere, posizionate nelle vele a sostegno della volta unghiata con in aggiunta un’improvvisa moltiplicazione tridimensionale dello spazio. Un intervento nel Palazzo Baronale di Novoli che avrebbe dovuto essere temporaneo, per volontà dell’artista, dello stesso curatore e della Soprintendenza, che ne raccomandò all’epoca la rimozione a conclusione della mostra. E che invece è ancora lì, ed è diventato prima l’«allestimento» che ha accolto al suo interno l’antologica e adesso, oltre al grande cavallo di Palladino e alle altre opere che hanno fatto la storia recente della Fòcara, anche una nuova iniziativa espositiva: la mostra fotografica «La razza nemica. La propaganda antisemita nazista e fascista», appena inaugurata in situ per la Giornata della memoria. Davanti a questa esagerata disinvoltura dei responsabili locali, Zaza ha deciso che la misura è colma e chiede l’unica possibile «riparazione»: la cancellazione immediata dell’intervento di Buren.
Zaza denuncia «la contaminazione inappropriata, sulla soglia dell’assurdo, che unisce l’opera di Buren a opere totalmente estranee ad essa. Nel mezzo della sala dove Buren aveva realizzato un intervento cromatico che occupava tutte le pareti e le particolarità architettoniche dello spazio, vengono esposte intere mostre articolate mediante pannelli in legno a pavimento. È impensabile che accada un tale approccio grossolano di “innesto” visivo. Si tratta di una forzatura e di una mancanza di rispetto. Ciò che sta accadendo tradisce un approccio superficiale e approssimativo che sminuisce l’opera di Buren e la riduce a scenario decorativo dello spazio». Un gravissimo e doppio oltraggio che consiste nel mancato riconoscimento di un’opera d’arte e soprattutto nella colpevole compromissione della sua piena e autentica fruizione, e che impone una immediata soluzione. «Quelle pareti - conclude Zaza - sono da tinteggiare immediatamente di bianco, secondo le volontà dell’artista e le direttive della Soprintendenza».