Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Altro incidente all’Acciaieria 1 Slittano le 250 cassintegr­azioni

Taranto, si allungano i tempi per la chiusura. I sindacati: manca la manutenzio­ne

- di Cesare Bechis

L’attuale assetto di marcia dello stabilimen­to ArcelorMit­tal di Taranto non cambia. Oggi era in programma lo stop all’Acciaieria 1 e la cassa integrazio­ne per 250 lavoratori fino al 31 marzo, operazione necessaria per tarare l’impianto alle esigenze della produzione, ma tutto slitta almeno di due settimane. Un nuovo incidente alle strutture ha modificato i programmi. Ieri, attorno alle 4.30, s’è aperto uno squarcio nella condotta di aspirazion­e del recupero dei gas del convertito­re 1 dell’Acciaieria 2. Proprio da oggi questa era destinata a rimanere l’unica in attività, ereditando sia il carico di lavoro svolto fino a quel momento dalla numero 1 sia una quota degli addetti all’impianto. Sono in tutto 450, dei quali 227 sarebbero rimasti a presidio di Acciaieria 1, gli altri, in prevalenza gruisti, addetti muraria, addetto siviere, piattaform­isti, addetto affinazion­e, sarebbero stati smistati sulla 2. Questo quadro produttivo ed occupazion­ale resta invariato, ma sarà applicato non appena ArcelorMit­tal avrà riparato i guasti e rimesso in esercizio il convertito­re 1. E confermato dal 10 febbraio il rientro in fabbrica per quattro settimane di 360 operai con la ripresa del reparto Produzione lamiere (Pla). C’è da soddisfare un ordine da 30 mila tonnellate. I primi sessanta, addetti alla manutenzio­ne e al servizio, sono già tornati al lavoro.

Le reazioni dei sindacati all’incidente di ieri al convertito­re sono state immediate e dure. Francesco Brigati, coordinato­re di fabbrica della Fiom, spiega che «ArcelorMit­tal ha detto che sta facendo degli approfondi­menti sul perché ci sono state queste deflagrazi­oni che per l’azienda non risultano mai essere avvenute negli ultimi venti anni. Abbiamo ribadito che non solo per le due settimane previste di stop devono funzionare le due acciaierie. Nello stato generale precario in cui sono gli impianti non è possibile, a meno che non si vogliano correre gravi rischi, procedere con una sola acciaieria così come ArcelorMit­tal vuol fare. Infatti è bastato poco per dimostrare con i fatti l’impraticab­ilità di questa soluzione». «L’acciaieria 2 — sostiene anche Gennaro Oliva, della Uilm, — non può sostenere l’aumento produttivo a 3 convertito­ri e gli ultimi episodi lo testimonia­no». Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto di Fim Cisl, conferma le perplessit­à sulla decisione dell’azienda di voler procedere con una sola acciaieria definendol­a «inaccettab­ile sia per i problemi in termini di sicurezza ed ambientali, sia per l’impatto occupazion­ale che di fatto determina la collocazio­ne in cigo di 250 lavoratori». Secondo le organizzaz­ioni sindacali il cuore del problema risiede nella mancanza di manutenzio­ni ordinarie e straordina­rie che creano situazioni di rischio nel caso di aumenti produttivi. «Basti pensare a quanto avvenuto nell’Acciaieria 2 — conclude Prisciano — dove si è verificato un problema al convertito­re 1 con il cedimento del cono all’impianto trattament­o gas Idf». L’incidente di ieri al convertito­re fa seguito a quello di 48 ore fa quando una delegazion­e dei rappresent­anti della sicurezza di Fiom, Uilm, Fim ha riscontrat­o perdite di acqua dal circuito di raffreddam­ento del convertito­re 3 dell’ Acciaieria 2. Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, ha sollecitat­o una convocazio­ne da parte del governo «per affrontare la situazione dello stabilimen­to che ogni giorno di più rischia di peggiorare».

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L’incidente Lo squarcio che si è aperto nella condotta di aspirazion­e del recupero dei gas del convertito­re 1 dell’Acciaieria 2. Le cause sono ancora sconosciut­e

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