Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I «Ritratti di donna» in mostra da Murat122
Volti femminili oltre gli stereotipi stilistici che da secoli sono al centro della pittura occidentale. Con questo obiettivo, la galleria Muratcentoventidue propone «Female Portraits», ritratti di donne, appunto, con approcci che si caricano sia di una consapevolezza di genere sia di un dovuto aggiornamento linguistico ed espressivo (fino al 30 gennaio). In un armonico rapporto con elementi naturali che le consentono di rivisitare in chiave poetica l’ormai dismesso e pericoloso antropocentrismo, la torinese Maura Banfo cela il suo volto dietro grandi conchiglie in un parziale annullamento somatico. Torna, dopo due precedenti passaggi in galleria, la bavarese Chrisha Venus Oswald, ora residente a Lisbona. Dispone una serie di immagini in cui la rappresentazione di sé fa i conti con il proprio vissuto trasferito nel suo nuovo domicilio portoghese. Memorie e riletture del passato con cui mette a fuoco il suo nuovo presente, vestendo i panni della nonna scomparsa e inscenando, pertanto, un farsesco risarcimento emotivo. Con Anahita Razmi, video artista e performer di origine iraniana, nata ad Amburgo e attiva tra Berlino e Londra, il ritratto si apre a riflessioni politiche e culturali. Nel suo «Iranian Beauty» (in foto), video che fa il verso all’iconica scena del film American Beauty di Sam Mendes, sostituisce ai petali di rosa della scena originale i riyal, la moneta iraniana pesantemente svalutata, dunque di scarso valore, fioca come la speranza di un futuro migliore per un paese ancora soffocato dalla teocrazia. Politico anche il lavoro della turca Ozlem Simsek che pone l’accento sulla condizione femminile nel suo paese, manipolando con intriganti autotravestimenti l’iconografia femminile della ritrattistica tradizionale turco-ottomana. La pittura di Lello Gelao, affidata a campi cromatici omogenei e a una figurazione flat, debitrice di reminiscenze neo-pop, staglia una faccia infantile, rappresa tra delicati decori floreali, intonazioni di delicata e vivida freschezza che tengono a bada una dissimulata ambiguità. Chiude il romano Iginio De Luca con il video «Duecentosettanta» in cui una donna compie uno strano viaggio tra cielo e terra tale da provocare alterazioni percettive e indurre capovolgimenti radicali del punto di vista verso ignoti ancoraggi esistenziali.