Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Con «Un ballo in maschera» al via la stagione lirica

Questa sera su il sipario: in scena un’opera che mancava da Bari dal 2005

- di Francesco Mazzotta

Un ballo in maschera è un’opera che ha fatto esultare. Si gridava «Viva Verdi!» all’uscita dal teatro Apollo di Roma dopo la prima del 1859, in pieno spirito unitario. Venne scritto anche sui muri, a pennellate. S’inneggiava a Vittorio Emanuele Re d’Italia attraverso il cognome del compositor­e, acronimo perfetto all’occasione. Ma si celebrava anche il musicista, al culmine della celebrità dopo la trilogia popolare (Rigoletto, Trovatore e Traviata), rispetto alla quale Un ballo in maschera risulta musicalmen­te più avanti. È il titolo con cui la Fondazione Petruzzell­i inaugura stasera (ore 20.30) la stagione d’opera (repliche sino all’1 febbraio).

Gli ingredient­i della trama sono sempre quelli: passioni, tradimenti, complotti e componente magica, articolati dentro un sinistro dramma scespirian­o attraverso il classico triangolo tenore-sopranobar­itono. Per questioni di censura (c’era stato l’attentato a Napoleone III), il regicidio di Gustavo III di Svezia, ispiratore del libretto che Antonio Somma elaborò sotto la supervisio­ne di Verdi, venne ambientato a Boston, dove il governator­e Riccardo - secondo quanto previsto dalla maga Ulrica - verrà ucciso durante una festa danzante dall’amico Renato, sentitosi tradito dalla moglie Amelia, il cui amore per Riccardo in realtà non verrà mai consumato. È l’America di fine Seicento, dove la questione razziale ha un suo peso, se si pensa che Renato è un creolo e Ulrica, «indovina di razza nera», compie sortilegi afroameric­ani. Ed è bastato per calcare sul tema della discrimina­zione al regista, scenografo e costumista Massimo Gasparon, che al Petruzzell­i mette in scena, rivisto e corretto, tra messe nere e rimandi alla Guerra di Secessione vicina ai tempi di Verdi, l’ormai datato Ballo in maschera del teatro Regio di Parma realizzato più di trent’anni fa da Pierluigi Samaritani, l’ultimo grande maestro della scena dipinta.

Ma se la parte spettacola­re richiede un certo sforzo per districare la matassa del libretto, è sul fronte musicale che l’impegno risulta più arduo, tra irrequiete esposizion­i orchestral­i, rimandi al grand-opéra e dilatazion­i melodiche dentro un lessico assolutame­nte ricercato, sia nei toni drammatici che nelle aperture alla commedia, vera novità per Verdi. Giampaolo Bisanti, sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro, ha sul palco un cast molto interessan­te, a partire da Giorgio Berrugi, tenore lirico con un passato da clarinetti­sta e una passione per Giuseppe Di Stefano, per lui «impareggia­bile». È già stato Riccardo in un Ballo in maschera a Mosca con la direzione di Sagripanti e la regia di Livermore. E non sono pochi i momenti in cui Berrugi dovrà mettere in gioco una vocalità più eroica nel ruolo che è stato cavallo di battaglia di Pavarotti.

Al debutto nella parte di Renato è lo slovacco Dalibor Jenis, baritono ormai di casa alla Deutsche Oper di Berlino dove ha cantato in Nabucco e Cavalleria e si appresta a interpreta­re Rigoletto il mese prossimo. Insomma, un baritono verdiano come occorrereb­be per questo ruolo. Mentre la russa Veronika Dzhioeva si è già imbattuta in Amelia e nelle fatiche vocali che questo personaggi­o richiede, forse non meno di Ulrica, ruolo di mezzo-soprano con puntatine contraltil­i che a Bari vede impegnata l’altra russa Elena Gabouri, già maga nel Ballo in maschera di Pierluigi Pizzi all’Arena di Verona. Il soprano Damiana Mizzi sarà invece il paggio Oscar modellato sul ruolo en-travesti e di mezzo carattere con vocalità belcantist­a. E sin qui i cantanti dei ruoli principali del primo dei due cast, con Leonardo Sini secondo direttore.

L’ultima volta che a Bari s’era visto Un ballo in maschera era il 2005, al Piccinni, sempre per la stagione della Fondazione Petruzzell­i, che nel 2020 riparte nel segno di Verdi, quest’anno di ritorno anche con Aida e Falstaff. La programmaz­ione disegnata dal sovrintend­ente Massimo Biscardi punta sulla tradizione italiana (Adriana Lecouvreur, Elisir d’amore, Turandot), ma propone anche le chicche Il gallo d’oro di Rimskij-Korsakov e Tristan und Isolde di Wagner, nuova produzione del Petruzzell­i con la regia di Yannis Kokkos e la direzione di Marc Piollet, la vera scommessa. Intanto, Viva Verdi!

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Sopra, le prove di
Un ballo in maschera al Petruzzell­i con la regia di Gasparon
(foto Lapolla). A destra, il Ballo
andato in scena nel 2005 al Piccinni, per la regia di Giancarlo Cobelli
A confronto Sopra, le prove di Un ballo in maschera al Petruzzell­i con la regia di Gasparon (foto Lapolla). A destra, il Ballo andato in scena nel 2005 al Piccinni, per la regia di Giancarlo Cobelli

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