Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
UNA LITIGIOSITÀ PROPORZIONALE
Che la partita del candidato del centrodestra alle Regionali fosse appannaggio delle segreterie nazionali è stato chiaro fin da subito a tutti gli osservatori. Lo hanno sostenuto i partiti regionali e gli stessi leader (Salvini, Meloni, Berlusconi) si sono riuniti qualche mese fa ad Arcore per suddividere tra loro le regioni e le rispettive candidature. La Puglia è stata assegnata a FdI e Meloni ha prima indirettamente e poi pubblicamente designato Raffaele Fitto, sollevando un fuoco di sbarramento dei leghisti pugliesi che ha sorpreso non poco Salvini. Tanto da indurlo, più di recente, sia pur sommessamente, a congelare la decisione originaria.
La partita si riprenderà molto presto a Roma e l’esito delle elezioni in Emilia sarà determinante. Una vittoria della candidata governatrice leghista su quello di centrosinistra potrebbe indurre Salvini, forte di un successo che assurgerebbe ad elemento storico e simbolico, a riconsiderare la decisione sulla Puglia e rivendicare alla Lega il nome del candidato. In questo caso sarà molto difficile immaginare la rassegnata acquiescenza di Meloni. Per due ordini di ragioni. La prima è evidente di per sé: la rumorosa e insistita protesta dei leghisti pugliesi (errore tattico del Carroccio di Puglia) ha indotto la leader di FdI a uscire allo scoperto e indicare pubblicamente il nome di Fitto. Gesto con il quale si è assunta un impegno pubblico che non vorrà rimangiarsi, tanto più per non mostrare segni di cedimento ad un alleato come Salvini eventualmente ringalluzzito dalla vittoria emiliana.
La seconda ragione è strettamente legata alla prima. La curvatura che va assumendo in questi mesi il dibattito politico in Italia, in seguito all’ipotizzata introduzione di una legge elettorale proporzionale, induce i partiti ad accentuare anziché diminuire il tasso di reciproca conflittualità. E ciò anche quando il conflitto riguardasse come in questo caso potenziali alleati sul terreno delle elezioni regionali (dove valgono norme elettorali di carattere maggioritario). Meloni non vorrà vedere umiliate le proprie posizioni politiche e le proprie dichiarazioni pubbliche. Per usare una espressione comune, non vorrà farsi mettere i piedi in testa da Salvini. Sicché la partita pugliese assumerà a sua volta una curvatura inattesa e indesiderata: anziché la scelta ponderata sul miglior candidato possibile, in vista di una gara non proibitiva contro il centrosinistra di Emiliano, una aspra contesa nazionale tra Salvini e Meloni. Quanto questo possa rivelarsi dannoso per il centrodestra pugliese, è argomento che si potrebbe affrontare in un secondo momento.