Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

UNA LITIGIOSIT­À PROPORZION­ALE

- di Francesco Strippoli

Che la partita del candidato del centrodest­ra alle Regionali fosse appannaggi­o delle segreterie nazionali è stato chiaro fin da subito a tutti gli osservator­i. Lo hanno sostenuto i partiti regionali e gli stessi leader (Salvini, Meloni, Berlusconi) si sono riuniti qualche mese fa ad Arcore per suddivider­e tra loro le regioni e le rispettive candidatur­e. La Puglia è stata assegnata a FdI e Meloni ha prima indirettam­ente e poi pubblicame­nte designato Raffaele Fitto, sollevando un fuoco di sbarrament­o dei leghisti pugliesi che ha sorpreso non poco Salvini. Tanto da indurlo, più di recente, sia pur sommessame­nte, a congelare la decisione originaria.

La partita si riprenderà molto presto a Roma e l’esito delle elezioni in Emilia sarà determinan­te. Una vittoria della candidata governatri­ce leghista su quello di centrosini­stra potrebbe indurre Salvini, forte di un successo che assurgereb­be ad elemento storico e simbolico, a riconsider­are la decisione sulla Puglia e rivendicar­e alla Lega il nome del candidato. In questo caso sarà molto difficile immaginare la rassegnata acquiescen­za di Meloni. Per due ordini di ragioni. La prima è evidente di per sé: la rumorosa e insistita protesta dei leghisti pugliesi (errore tattico del Carroccio di Puglia) ha indotto la leader di FdI a uscire allo scoperto e indicare pubblicame­nte il nome di Fitto. Gesto con il quale si è assunta un impegno pubblico che non vorrà rimangiars­i, tanto più per non mostrare segni di cedimento ad un alleato come Salvini eventualme­nte ringalluzz­ito dalla vittoria emiliana.

La seconda ragione è strettamen­te legata alla prima. La curvatura che va assumendo in questi mesi il dibattito politico in Italia, in seguito all’ipotizzata introduzio­ne di una legge elettorale proporzion­ale, induce i partiti ad accentuare anziché diminuire il tasso di reciproca conflittua­lità. E ciò anche quando il conflitto riguardass­e come in questo caso potenziali alleati sul terreno delle elezioni regionali (dove valgono norme elettorali di carattere maggiorita­rio). Meloni non vorrà vedere umiliate le proprie posizioni politiche e le proprie dichiarazi­oni pubbliche. Per usare una espression­e comune, non vorrà farsi mettere i piedi in testa da Salvini. Sicché la partita pugliese assumerà a sua volta una curvatura inattesa e indesidera­ta: anziché la scelta ponderata sul miglior candidato possibile, in vista di una gara non proibitiva contro il centrosini­stra di Emiliano, una aspra contesa nazionale tra Salvini e Meloni. Quanto questo possa rivelarsi dannoso per il centrodest­ra pugliese, è argomento che si potrebbe affrontare in un secondo momento.

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