Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La maxitruffa del direttore È caccia al suo tesoro Manca quasi mezzo milione
Finanza e carabinieri in cerca dei soldi che Michele Lolaico ha sottratto ai clienti della banca di Irsina
Ad Irsina, un piccolo paese di 4 mila anime, non si parla d’altro. Michele Lolaico lo conoscevano tutti perché la banca che lui dirigeva da sette anni e per la quale ha iniziato a lavorare nel 2000, è una istituzione. Il palazzo, a ridosso dell’antico centro, è dell’800 e veniva usato come ristoro per chi dalla Puglia veniva in Basilicata a mietere il grano. Tre archi, un ampio ingresso, i locali con tre ampie volte e stanze luminose che affacciano sulla strada e sul corso. Un posto sicuro. L’unica filiale di una banca in città, che è stata proprio fondata da un irsinese e che custodiva i risparmi di tutti.
E lì, come in tutte le piccole comunità, le strette di mano, contano più dei contratti e delle carte che il più delle volte si firmano quasi senza guardare. L’onestà conta più di ogni altra cosa. Per questo quando Lolaico, il direttore della popolare di Puglia e Basilicata sempre in giacca e cravatta, è stato prima indagato e poi arrestato per i reati di truffa aggravata, appropriazione indebita e trasferimento fraudolento di valori il paese è rimasto sgomento. Uno choc. Anche perché Lolaico, a parte l’auto di lusso, conduceva una vita normale. Nessuno in paese ricorda qualche colpo di testa, qualche esagerazione. La moglie, casalinga e tutto fare, si è dedicata ai due figli. Si vedevano poco in chiesa e spesso erano a Matera. Lui con la passione del calcio, dava un sostegno economico alla squadra locale, non faceva altro che parlare del
Milan. Un direttore di banca sì, ma un uomo qualunque. Ma quando per la prima volta sono arrivati carabinieri e finanzieri in banca è sparito. Di fretta e furia lui, la moglie e i due figli sono scomparsi da Irsina, temendo la reazione dei compaesani che in quel momento hanno capito tutto.
Una truffa a 12 persone che ha ancora alcuni aspetti poco chiari. Questo perché se è vero che lui riusciva a maneggiare soldi da una parte all’altra dei conti quando era direttore di filiale, è vero altrettanto che ci sono sospetti che abbia potuto fare lo stesso sporco giro anche quando era dietro gli sportelli. Dai soldi sequestrati nei suoi conti, in dossier e cassette di sicurezze, dal valore degli immobili e dal ristorante nei Sassi la 19esima Buca, si è riusciti a recuperare circa 770 mila euro.
Manca mezzo milione di euro. Non è escluso che Lolaico abbia potuto portarli all’estero e su questo gli esperti investigatori sono già al lavoro pronti con una rogatoria internazionale. Nell’interrogatorio al quale si è volontariamente sottoposto quando è stato iscritto nel registro degli indagati, l’ex direttore ha raccontato che non ha rubato nulla, che non proponeva finte polizze, che non stornava soldi da un conto all’altro, ma che invece tutto è stato provocato dalla crisi mondiale delle Borse e che spesse volte, per non deludere i suoi clienti, che erano anche compaesani e anziani con i quali era cresciuto, ci rimetteva lui soldi dai suoi conti. Circostanza questa che al momento non risulta. Per ora resta in attesa del Riesame.