Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PREVALENZA DEL TACCHINO

- Di Alessio Viola

Èl’eterna storia che non si può chiedere ad un tacchino di festeggiar­e il Ringraziam­ento. I tacchini che abitano gli scranni del Consiglio Regionale forse solo adesso metteranno la testa sul ceppo delle quote che non chiamiamo rosa perché non dovrebbe farlo nessuno. La Regione Puglia si ostina a non varare una legge sulla parità di presenze fra donne e uomini nelle preferenze per le elezioni regionali sulle schede. Eppure la legge la obblighere­bbe. Cinque donne su 50 consiglier­i, oggi, vuol dire il 10% del totale. Poi c’è il presidente, e non sembra ci siano candidate all’orizzonte. Fatti i conti, sono circa 20 tacchini, pardòn consiglier­i maschi, che rischiano il posto se passa la legge delle parità. E chi dovrebbe votarla questa legge? Proprio loro, i morituri. Complicato.

Fino ad oggi si sono dimostrati una falange nascosta ma imbattibil­e, una legione romana pronta a difendere il labaro con tutte le forze a disposizio­ne. In primis, i regolament­i del Consiglio. E quell’arma che da sempre, in ogni istituzion­e, è garanzia di massima democrazia ma al tempo stesso, se occorre, strumento di complotti, agguati, vigliacche­rie e meschinità quale è il voto segreto. Un diritto inalienabi­le, ci mancherebb­e, un pilastro fondamenta­le. E tuttavia usato in Regione, sistematic­amente, per affossare le richieste delle donne. Articolate nei loro movimenti e figure istituzion­ali, sui cui metodi e sulla cui efficacia non ci pronunciam­o poiché è loro e soltanto loro la scelta dei metodi di lotta da adottare.

A naso il tacchino non è propriamen­te un animale da combattime­nto, ed è facile dubitare della loro resistenza di fronte ad attacchi forti, impetuosi, passionali e magari anche clamorosi di donne che pretendess­ero con forza l’applicazio­ne di una legge dello Stato . Poi ci sarebbe anche la moral suasion dei vertici, presidente di giunta e presidente del Consiglio, che pure ci sono stati. Occorrereb­bero interventi forti e urlati, diciamo così, da parte loro. Ma chi si mette davvero contro un tacchino che porta voti? Temiamo seriamente che anche questa volta salvino le penne per essere (noi) condannati ad un Consiglio regionale di basso livello come quello uscente. Che non ha prodotto nulla di memorabile ad esser franchi, e probabilme­nte l’assenza di un numero paritario di donne in Consiglio ha pesato molto su questa scarsa qualità. Il problema, è trasversal­e, riguarda tutti i partiti. I tacchini non hanno colore politico.

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