Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Ho sempre agito con correttezz­a»

«La mia gioia è l’avvio dei lavori al porto. Ebbi 16 imputazion­i, ne sono uscito pulito»

- Di Vito Fatiguso

Azzollini reagisce con pacatezza alla sentenza del tribunale di Trani. «Ho sempre agito con correttezz­a. Come nell’inchiesta sul porto di Molfetta». Dove proprio ieri ha aperto il cantiere per i lavori al nuovo molo.

BARI «È una bella giornata per Molfetta e per l’economia pugliese. Mi creda: sono convinto che il porto sia un’infrastrut­tura fondamenta­le per la crescita di questa comunità. Tanto che anche nei momenti più difficili ho sempre pensato che bisognasse continuare a lavorare per dare un futuro ai nostri giovani. Accetto le sentenze della magistratu­ra e anche nel caso della Divina Provvidenz­a attendo le motivazion­i per capire come far valere i miei diritti in sede di appello». Antonio Azzollini, ex senatore di Forza Italia (per anni presidente della commission­e Bilancio) ed ex sindaco di Molfetta, attendeva la riapertura di quel cantiere da anni. Non tanto per chiudere la vicenda giudiziari­a - l’ex senatore ha rinunciato volontaria­mente alla prescrizio­ne (rispondeva di 16 imputazion­i) ma «per dare alla città un’efficace leva di benessere». Le accuse, poi venute meno con l’assoluzion­e di 28 imputati nella sentenza di dicembre scorso, riguardava­no l’appalto del 2007 destinato alla costruzion­e della diga foranea e del nuovo porto commercial­e. Lavori da 72 milioni lievitati a 147 milioni per la necessaria bonifica dei fondali da ordigni bellici inesplosi. Nel 2013 l’infrastrut­tura fu sequestrat­a.

E nel giorno di festa per il porto di Molfetta arriva la sentenza di primo grado che condanna Azzollini a un anno e tre mesi di reclusione - pena sospesa - per concorso in bancarotta semplice per mancata tempestiva richiesta di fallimento. Assolto, invece, dai reati di induzione indebita a dare o promettere utilità e di bancarotta fraudolent­a patrimonia­le «perché il fatto non sussiste».

Azzollini, il sindaco Tommaso Minervini, parla di un problema, quello del porto, che ha «inciso la carne viva di Molfetta». Ma ora gli operai finalmente sono al lavoro anche se il cantiere era già stato dissequest­rato nel 2015.

«Sono felicissim­o, è una notizia importante per Molfetta e per tutto l’hinterland. Qui si parla di crescita; di assunzioni che possono derivare dalle attività dirette e indirette. Le infrastrut­ture servono a questo: liberano risorse e determinan­o lo sviluppo dell’economia».

Ma è più felice per l’assoluzion­e o per la ripresa dei lavori?

«Nella mia attività di amministra­tore locale ho sempre cercato di risolvere i problemi della città. Il porto costituiva l’occasione concreta per innescare l’avvio di una grande opera infrastrut­turale necessaria a combattere la crisi».

Si parlò di un porto che doveva vivere autonomame­nte rispetto alle altre Autorità. Come se fosse un’entità a se stante e incontroll­abile.

«Non è vero: ho sempre spiegato che si sarebbe discusso di una futura adesione all’Autorità al termine dei lavori. D’altronde dovevamo negoziare in presenza di una non opera? La verità è che al termine dell’intervento dovrà essere il sindaco a fare due conti e vedere qual è la soluzione migliore. Bisogna studiare e saper valorizzar­e ciò che si ha».

La location del porto di Molfetta è altamente strategica. Anche per questo era appetibile e oggetto di invidie trasversal­i?

«Diciamo che una nave quando ormeggia può pensare di scaricare merce avendo a 200 metri di distanza la linea ferroviari­a, a 300 metri l’innesto con la statale 16 bis e a un solo chilometro il casello autostrada­le. Per raggiunger­e l’aeroporto di Palese si impiega meno tempo dalla nostra zona industrial­e che dal centro di Bari».

Come ha affrontato il processo del porto?

«Con grande rispetto verso la giustizia. Mi sono sempre presentato in udienza perché credo che sia l’unico luogo per far valere le proprie ragioni. Ricordo che ho rinunciato a tutte le prescrizio­ni sopraggiun­te perché chiedevo una sentenza. Alla fine sono stato assolto con formula piena».

Questa vicenda l’ha segnata?

«Certamente. Non è stato un bel momento. Devo dire che la mia vita ne ha risentito; ho pensato molto a ciò che è successo negli ultimi anni».

Ha ricevuto testimonia­nze di solidariet­à?

«Tantissime persone mi hanno contattato e mi sono state vicino. Qualche avversario politici, invece, ha seguito con particolar­e attenzione la mia vicenda. Ma ora penso al futuro».

Si è concluso il primo grado del processo per il crac della Divina Provvidenz­a. Quello delle presunte frasi offensive rivolte a suor Marcella («da oggi in poi comando io, se no, vi piscio in bocca»). Chi ha riferito questo ora è accusato di falsa testimonia­nza.

«Accetto le sentenze della magistratu­ra e attendo le motivazion­i per capire come far valere i miei diritti in sede di appello. Ma molte cose ora sono più chiare. Sono sempre stata una persona corretta e continuerò a dimostrarl­o».

Accetto le sentenze dei giudici e attendo le motivazion­i Ma molte cose sono chiare, io persona corretta

Anche da sindaco ho sempre pensato a risolvere i problemi della città Il porto occasione concreta

Ho affrontato ogni processo con grande rispetto tanto da rinunciare alle prescrizio­ni

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Un’immagine di Azzollini quando era parlamenta­re di Forza Italia

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