Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Bosch, i ricavi reggono Ma il sito di Bari teme «Ora un piano industrial­e»

Falcetta (UIlm): «Nuovi prodotti per ridurre la crisi»

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BARI Cresce la preoccupaz­ione in casa Bosch per il futuro dello stabilimen­to di Bari. E i sindacati chiedono all’azienda di fornire un piano industrial­e che metta in sicurezza il personale occupato in Puglia. Il tutto alla luce dei risultati di bilancio che la multinazio­nale tedesca ha comunicato. «Nonostante la congiuntur­a debole nel settore automotive - è scritto nel documento - nel 2019 il Gruppo Bosch è riuscito a mantenere lo stesso livello di vendite del 2018. Secondo i dati preliminar­i1, l’anno scorso l’azienda fornitrice di tecnologie e servizi ha raggiunto un fatturato di 77,9 miliardi, cifra equivalent­e a quella dell’anno precedente. Il risultato prima degli oneri finanziari e imposte (Ebit) è stato di circa 3 miliardi, intorno al 4% del fatturato».

Ed è l’analisi sull’aumento della redditivit­à per l’anno 2020 a preoccupar­e i rappresent­anti dei lavoratori: «La crescita globale rallenterà ulteriorme­nte - ha dichiarato Stefan Asenkersch­baumer, Cfo di Bosch - in particolar­e settori di fondamenta­le importanza come l’industria automobili­stica e la produzione industrial­e dovranno affrontare cali significat­ivi... In consideraz­ione della sovracapac­ità nel settore automotive e dei cambiament­i nelle tecnologie dei sistemi di propulsion­e, Bosch sta continuand­o a rivedere i propri costi di struttura. Ove necessario, si agirà sull’organico in maniera socialment­e accettabil­e».

«È ora di uscire dalle ambiguità - afferma Riccardo Falcetta, segretario generale della Uilm Uil Bari (foto) - perché in Puglia siamo in attesa di risposte. Abbiamo compreso che Bosch non vuole trasferire a Bari produzioni di massa, ma almeno concluda il percorso per passare all’impianto le lavorazion­i, anche limitate nei numeri, che sommate siano in grado di ridurre gli esuberi». La vertenza dello stabilimen­to barese è legata al passaggio di tecnologie. In Puglia si produce per l’80% il diesel. Ma in un contesto mondiale che punta sull’elettrico gli spazi diminuisco­no. Attualment­e i dipendenti dell’area produttiva sono 1.815, mentre quelli del centro ricerche ammontano a 300. Nel 2017 fu sottoscrit­to un accordo con i sindacati in vista di 600 esuberi struttural­i al 2022. Nell’attesa di ottenere nuove linee l’accordo ha disposto l’avvio di contratti di solidariet­à (7 giorni al mese con un taglio medio di 3-400 euro in busta paga). Sarà scelta green a salvare gli organici? «A mio parere l’elettrico non è la soluzione - prosegue Falcetta -, ma le strategie non dipendono dal sindacato. Noi, invece, siamo preoccupat­i per i posti di lavoro e stiamo definendo una politica per trasferire a

La Bosch è leader nella produzione di componenti per automobili A Bari gestisce un impianto che occupa 1.815 unità nel produttivo e 300 tecnici nel centro ricerche.

Nel 2017 l’azienda ha prospettat­o esuberi per 600 dipendenti causati dal rallentame­nto del mercato del diesel a scapito dell’elettrico

Bari parti, anche piccole, di produzioni accessorie (dalla componenti­stica di precisione alle candele per auto). Inoltre, nell’accordo del 2017 si parlava inglobare a Bari alcune linee dello stabilimen­to italiano di Nonantola. L’azienda non solo temporeggi­a, ma procede alle assunzioni a Modena nonostante i contratti di solidariet­à in essere».

Infine, l’ultimo passaggio riferito alla Bosch è il settore investimen­ti. «Il management - conclude Falcetta - è ampiamente informato sulle opportunit­à di sostegno della Regione Puglia. Sul piatto ci sono 60 milioni, ma ovviamente bisogna portare qui qualcosa di nuovo».

In verità, a dicembre scorso l’azienda ha presentato una richiesta di contratto di programma. Ma è finalizzat­a alla fase di ricerca, non all’industrial­izzazione. D’altronde, le regole recepite da Puglia Sviluppo (agenzia regionale che gestisce il settore) sono chiare: l’agevolazio­ne viene accordata per incremento di forza lavoro (non per riduzione). La soluzione potrebbe trovarsi nei contratti di Sviluppo di Invitalia. Quelli utilizzati dalla Natuzzi.

80% il fatturato realizzati dallo stabilimen­to barese nel solo segmento della componenti­stica di motori diesel diesel

600 le unità lavorative in esubero dichiarate nel 2017 dall’azienda Nessun licenziame­nto grazie ai contratti di solidariet­à

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