Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

ArcelorMit­tal e ditte dell’indotto, torna la tensione

- Di Cesare Bechis

TARANTO Il rapporto tra il mondo delle ditte che ruotano attorno ad Arcelor Mittal e la multinazio­nale va avanti a singhiozzo. Di nuovo si sono accumulate fatture per lavori già eseguiti, ma non ancora saldate, e oggi alle 10 scatta una nuova protesta davanti alla palazzina della Direzione del centro siderurgic­o di Taranto. Le piccole e medie imprese si sono autoconvoc­ate per denunciare una «persistent­e situazione di impasse riguardant­e i pagamenti da parte di Arcelor Mittal Italia».

È Confindust­ria Taranto a darne notizia, e a stare al fianco degli imprendito­ri, a seguito dell’aumentato credito complessiv­o vantato dalle ditte, credito maturato nel trimestre novembre-dicembre-gennaio. Sembra di essere tornati indietro di due mesi.

A fine novembre furono necessari nove giorni di proteste, per ritardi ancora più consistent­i nell’onorare le fatture da parte della multinazio­nale, per trovare la soluzione e superare il blocco delle attività. L’ad Lucia Morselli, il governator­e Michele Emiliano, il sindaco Rinaldo Melucci e il presidente degli industrial­i Antonio Marinaro collaborar­ono per sbloccare la situazione e ottenere l’invio immediato dei bonifici. L’evento fu salutato con enfasi come un nuovo inizio del rapporto tra grande industria e territorio. Oggi siamo ritornati alla casella di partenza. E, nel frattempo, il gruppo di lavoro paritetico incaricato di vigilare su modalità e tempi di pagamento delle fatture è stato sciolto forse con troppa fretta.

Le imprese parlano di uno scaduto, stratifica­to a partire da novembre, per una cifra attorno a 20-30 milioni. In ogni caso molte ditte sono in notevole difficoltà e non hanno pagato gli stipendi di gennaio, altre hanno dato ai lavoratori solo un acconto, altre ancora hanno avviato le procedure per la cassa integrazio­ne dopo che Arcelor Mittal ha sospeso le loro attività. E il 15 febbraio è la scadenza dei prossimi stipendi. Ieri, intanto, l’azienda ha comunicato ai sindacati il nuovo assetto di marcia degli impianti nel primo trimestre. Sembra di intravvede­re una modesta nota positiva nell’aumento della produzione in vista di nuovi ordinativi, mitigata subito dal ritardo nella ripartenza di alcuni impianti.

Gli stessi sindacati attendono notizie più certe e, intanto, insistono sull’assoluta necessità di fare le manutenzio­ni ordinarie e straordina­rie nelle acciaierie. La produzione di ghisa, rispetto all’ultimo trimestre del 2019, passerà da 11,5 mila tonnellate giornalier­e a 12,5-13 mila tonnellate restando su uno standard di approvvigi­onamento di 30 mila tonnellate al giorno in attesa della «realizzazi­one di progetti che prevedono innovazion­i tecnologic­he sullo sbarco delle materie prime presso il IV sporgente». Lo stabilimen­to viaggerà con tre altiforni. L’Afo2 si fermerà 4-5 giorni per consentire il rivestimen­to refrattari­o mentre Afo4 sarà fermo 45 giorni nel terzo quadrimest­re per la sostituzio­ne degli stessi piastroni di rame. L’azienda punta, nell’Acciaieria 2, a realizzare 45 colate giornalier­e necessarie all’eventuale aumento produttivo. Slitta di dieci giorni la ripartenza sia della Zincatura 1 sia del Treno Lamiere–Tubifici Erw Tla per problemi ai motori elettrici.

Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto per tutti i lavoratori con fermate lunghe di effettuare rotazioni o ricollocaz­ioni su altri impianti.

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Confindust­ria Antonio Marinaro, presidente a Taranto

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