Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Il segreto è interpretare nuove forme e non lasciare la tradizione»
Quando aveva sei anni, mentre gli altri bambini giocavano, lui andava nella bottega di un falegname e restava a osservarlo per ore. Poi è diventato consulente informatico e da Matera Massimo Casiello si è trasferito a Milano, Torino e Roma. Nel 2008 il ritorno e la decisione di prendere in mano in tutti i sensi il suo futuro. L’artigianato anche in quel periodo era un salto nel buio, «Ma i tempi erano diversi - spiega - l’affitto del locale mi costava 300 euro. Oggi non è più così e molti hanno vissuto l’ebrezza dell’effetto 2019, ma oggi cominciano ad avere problemi. I dati che riguardano le chiusura di molte piccole imprese, sono la conferma di questo fenomeno». Per Massimo la manualità deve andare di pari passo con l’aggiornamento, le tendenze, la realtà che decide il mercato. Non basta, insomma, aprire ogni giorno la porta del negozio, vendere qualche souvenir e accontentarsi, perché la scommessa oggi è molto rischiosa. «In un primo momento non pensavo ad esempio di realizzare i timbri del pane, come da antica tradizione. Invece mia nonna me ne parlò e compresi che quel manufatto avrebbe funzionato». Oggi la sua impresa è diventata celebre non solo per i timbri, piccole opere d’arte artigianali, ma anche per la ricerca che sta dietro ogni oggetto e che richiede un impegno costante. «Non si può pensare di svoltare pensando che anche grazie all’aiuto economico dei genitori ci si può inventare una professione e credo che questo sia stato il problema di molti di quelli che nel tempo hanno dovuto chiudere».