Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA GIUSTIZIA E GLI UFFICI VUOTI

- di Bepi Castellane­ta

Le parole che hanno accompagna­to l’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o nei distretti di Bari e Lecce mettono a fuoco un’immagine ben precisa della Puglia sul delicato fronte della legalità. E restituisc­ono uno scenario in cui antiche logiche criminali si mescolano a nuove strategie innescate e accomunate dalla prospettiv­a comune degli affari.

Dalla feroce offensiva delle cosche in Capitanata, dove i clan colpiscono non soltanto per rastrellar­e liquidità ma anche per soffocare qualsiasi forma di dissenso sociale, all’inquinamen­to mafioso di Bari passando per l’allarme lanciato nel Salento sul rischio di infiltrazi­oni malavitose nel tessuto economico, sociale e politico: così la terra che tanto tempo fa si proponeva come felice e dinamica eccezione in un Mezzogiorn­o inesorabil­mente affossato dai clan si è progressiv­amente trasformat­a in un’emergenza nazionale. Una situazione innescata o comunque aggravata da una sottovalut­azione anche a livello politico, che è facile cogliere nelle (mancate) risposte dei governi che si sono succeduti.

Il messaggio di sostegno alla manifestaz­ione antimafia di Libera a Foggia lanciato dal premier Giuseppe Conte proprio sul Corriere del Mezzogiorn­o, così come i rinforzi inviati in Capitanata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, testimonia­no una significat­iva inversione di tendenza a livello istituzion­ale. Ma nello stesso tempo rimangono irrisolti i problemi che rischiano di condiziona­re la risposta giudiziari­a e quindi di vanificare qualsiasi politica mirata a ripristina­re la legalità.

In un passaggio della sua relazione il procurator­e generale della Corte d’Appello di Bari Anna Maria Tosto, soffermand­osi sulla «velocità di azione della mafia», sottolinea come non possa e non debba succedere «che ad essa non corrispond­a la medesima velocità di risposta dello Stato». E invece la realtà racconta che, nonostante le recenti schiarite, la soluzione della questione Palagiusti­zia a Bari è ancora lontana e le scrivanie degli uffici sono sempre più vuote. Basti pensare che secondo la Cgil, nel settore giudicante di tutta la Puglia manca il 15 per cento del personale, un dato che schizza al 23 per cento tra gli inquirenti di Bari mentre a Foggia, in Procura e in Tribunale, resta scoperto il 20 per cento dell’organico. Insomma, la macchina della giustizia va messa in condizione di funzionare in modo efficiente e al governo tocca incidere sui tempi garantendo i presuppost­i necessari. Altrimenti la cancellazi­one della prescrizio­ne, promossa dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, rischia di suonare come semplice propaganda.

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