Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LO SCENARIO SINISTRO DEL VOTO
Respinto l’emendamento per la sua decadenza: l’ex senatore rimane all’Arpal. Concorsi per 633 posti
Periodicamente qualche profeta lancia il solito allarme: la sinistra è alla ricerca dell’anima perduta. Ma forse l’assioma va rovesciato: il vulnus potrebbe scaturire dalla coesistenza di troppe identità, non sempre conciliabili. Un comico americano, Will Rogers, fotografava la realtà dei progressisti Usa con una battuta brutale: «Io non appartengo a nessun partito organizzato. Io sono un democratico». Sembra l’immagine del centrosinistra pugliese a pochi mesi dal voto.
Il clima è infuocato. In campo c’è la candidatura di Michele Emiliano, che ha vinto le primarie. Partita, quindi, chiusa? Così dovrebbe essere, forse. Ma altre forze politiche, Italia Viva, Azione e + Europa, che non hanno partecipato alla competizione, non ne riconoscono il verdetto. E minacciano ferro e fuoco con una candidatura alternativa. Sulla pelle della Puglia si gioca la partita, come dicono i renziani, tra populisti (Pd più Emiliano) e riformisti (liberaldemocratici e liberali di sinistra). Che poi i due schieramenti stiano insieme al governo centrale, sembra quasi un dettaglio. Uniti a Roma, sbandati in Puglia.
Le parole con le quali la ministra pugliese Bellanova ha bocciato Emiliano, accusato di «trasformismo, demagogia, peggiore notabilato meridionale» chiudono ogni spiraglio per un’ipotetica riconciliazione: si chiede la testa di Emiliano, pur nella consapevolezza di non avere chance di ottenerla.
Stesso identico voto del giugno scorso, 22 a favore e 22 contrari. Stesso effetto, la proposta non passa. L’ex senatore forzista e poi centrista Massimo Cassano, commissario dell’Arpal, resta al suo posto. Dalla sua postazione potrà dare il via, in poche settimane, alla fitta campagna di assunzioni per mettere la nuova agenzia per il lavoro in condizioni di funzionare.
L’ex senatore, da tempo nell’orbita di Emiliano, continua ad essere fortemente inviso al centrodestra, dalle cui fila proviene. Già a giugno Forza Italia e Fdi tentarono di farlo destituire sulla base del fatto che la legge istitutiva dell’Arpal non prevedeva la figura del commissario: la giunta, sosteneva l’opposizione, doveva pertanto revocare il commissariamento ed emanare un bando per reclutare il direttore generale. La mozione del centrodestra fu fermata da un voto in pareggio (22 a 22): per regolamento la parità comporta la bocciatura della proposta. È esattamente quello che è successo anche ieri.
In consiglio regionale si discuteva una legge per ritoccare alcuni punti dell’Asset (agenzia regionale per il territorio). A sorpresa è arrivato un emendamento di Francesco Ventola (FdI): chiedeva di mettere fine al commissariamento di Arpal, far decadere il commissario (Cassano) e procedere con il reclutamento del direttore generale. In pratica lo stesso contenuto della richiesta di giugno, allora con mozione, ieri con norma di legge. L’opposizione ha chiesto il voto segreto, come a giugno. E come otto mesi fa il risultato è stato identico: 22 a 22, proposta respinta. Sei o sette consiglieri di centrosinistra hanno certamente votato a favore dell’emendamento Ventola.
Il gruppo di FdI si è scatenato: «A giugno Emiliano prese l’impegno ufficiale di nominare in brevissimo tempo il direttore generale attraverso un bando pubblico. Anche per mettere al riparo gli importanti atti che si stanno facendo (i concorsi, ndr) dal rischio di annullamento perché compiuti da commissario illegittimo. Invece che procedere, a metà gennaio Emiliano ha rinnovato di sei mesi l’incarico a Cassano». Forza Italia, invece, ha accusato i 5 Stelle di aver salvato la poltrona a Cassano: «Se la consigliera Laricchia fosse stata in Aula – dicono i forzisti – la proposta sarebbe passata. Quando si parla di Arpal, i colleghi del M5S sono sempre assenti. Forse siamo alle prime prove di alleanza giallorossa». I pentastellati non raccolgono l’insinuazione e si concentrano sui concorsi in arrivo: «Grazie a noi sono stati emanati i bandi, come avevamo chiesto: quello di non procedere era una precisa scelta politica della Regione». Sottinteso: si aspettava il periodo elettorale per procedere.
L’assessore Sebastiano Leo ha spiegato invece che si aspettavano i fondi. Ora che sono sbloccati (41 milioni) si può procedere. Sono previsti bandi per 633 assunzioni: 181 a tempo determinato (tra questi 53 dirigenti) e 452 a tempo indeterminato. Serviranno a gestire i 44 centri territoriali per l’impiego. Con fondi a parte (gestiti dal ministero) si è provveduto ad assumere i 248 navigator indispensabili per erogare il reddito di cittadinanza. Nino Marmo (FI) invita a non dimenticarsi dei «53 ex formatori» (dipendenti di vecchi enti di formazione) finora utilizzati nei Cpi sulla base di convenzioni.