Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Kismet riapre sabato con una sala da quattrocen­to posti

- di Francesco Mazzotta

Il Kismet riapre questo weekend, salvo imprevisti dell’ultimo minuto. La sala è finalmente pronta, rinnovata. Con la capienza raddoppiat­a. Ora i posti del teatro di San Giorgio Martire sono quattrocen­to. Stamani si attende l’ok definitivo. Dovrebbe trattarsi di una pura formalità. Poi si va in scena, sabato e domenica, con gli spettacoli Gli uccelli di Aristofane e L’uomo che cammina nudo sulla figura dell’artista pugliese Pino Pascali.

Lo stabile d’innovazion­e di Bari corona un sogno. Ed è significat­ivo che sabato (ore 21) il nuovo spazio venga inaugurato con Gli uccelli di Aristofane, la commedia sulla ricerca dell’uomo di utopia, il luogo perfetto nel quale vivere serenament­e. Ma se il nuovo Kismet è realtà, Nubicuculi­a, la città ideale costruita sulle nuvole dai due fuggiaschi, delusi dagli uomini e dai governanti, si rivelerà un fallimento. Perché anche in utopia si riproporra­nno il potere e il malaffare che Pisetero ed Evelpide avevano voluto gettarsi alle spalle con l’aiuto di Upupa e degli uccelli, assurti a nuove divinità. La celebre commedia di Aristofane che il Kismet propone per la stagione di prosa 2019/2020 curata da Teresa Ludovico, porta la firma di Emilio Russo.

Il quale ha adattato il testo per la compagnia Tieffe Teatro di Milano, con interventi di teatro d’ombra della Compagnia Controluce, per raccontare quella voglia di cambiament­o e quella rivoluzion­e possibile che Aristofane aveva immaginato quasi duemilacin­quecento anni fa. Gli intrecci rimangono gli stessi, ma il linguaggio, sempre nel rispetto dei personaggi originari, è attualizza­to. E si confronta, attraverso il talento di una compagnia di giovani attori, con le utopie di Cervantes e George Orwell, ma anche con l’assurdità dell’esistenza narrata dal drammaturg­o francese Alfred Jarry. C’è persino Totò - che Pasolini aveva diretto in Uccellacci e uccellini e in Che cosa sono le nuvole? in questo spettacolo che fonde teatro d’ombre, nuova drammaturg­ia e canto dentro: «una scenografi­a che sono Russo - richiama gli spalti di un teatro antico, specchio della platea reale in un gioco ad incastro tra il tempo e lo spazio».

E, com’è stato scritto da qualcuno, creare una civiltà era l’utopia di Pino Pascali: l’utopia di un’arte come ricerca della libertà, impegno che ha segnato la breve ma intensa esistenza dell’artista barese, scomparso nel 1968 a soli trentatré anni, dopo un terribile incidente in motociclet­ta. L’ultima settimana di vita dell’artista dei famosi «Bachi da setola» viene ripercorsa, domenica (ore 18), in otto quadri nello spettacolo L’uomo che

cammina nudo di Gitiesse Artisti Riuniti, lavoro diretto a quattro mani da Clarita Di Giovanni e Francesco Suriano, i quali si sono ispirati ai testi tratti da Pino Pascali, l’uomo che cammina nudo di Anna D’Elia e Pino Pascali e

Carla Lonzi. Discorsi, pubblicato per la rivista Marcatré nel 1967. In scena c’è Mauro Racanati che, in un flusso di memoria dal quale affiorano voci e incontri, dà voce e corpo a Pino Pascali.

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