Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La produzione non riparte Natuzzi fermato a Shanghai
La fabbrica di Shanghai avrebbe dovuto riaprire ieri. Fermata invece la ripartenza della produzione
Non solo commercio e vendite. C’è anche il nodo produzione. La Natuzzi di Santeramo, una delle prime aziende in Italia a scommettere sulla Cina, segue con attenzione gli sviluppi dell’emergenza sanitaria asiatica. Se non altro perché la multinazionale ha uno stabilimento a Shanghai che è chiuso per le festività del Capodanno cinese.
La fabbrica ieri avrebbe dovuto riaprire i battenti, ma è arrivata una disposizione che rinvia l’accensione dei macchinari di un’altra settimana (e comunque fino a nuove indicazioni). L’allarme legato alla diffusione dell’influenza da Conoravirus rischia di rallentare i progetti di ristrutturazione avviati da un’azienda che è globale con stabilimenti anche in Brasile e Romania.
Erano state le dichiarazioni del leader Pasquale Natuzzi, in occasione del risultato dei bilanci dei primi nove mesi del 2019, a chiarire la strategia per contrastare la politica dei dazi introdotti dagli Usa. La multinazionale, che nel 2018 ha siglato una joint-venture con Kuka (operatore cinese dell’arredamento), «prevede di ridurre la superfice dello stabilimento da 88 mila a 38 mila metri quadrati (entro il terzo trimestre del 2020).
I salotti prodotti dovrebbero coprire le aree dell’Asia e del Pacifico in modo da incrementare la competitività». AlTuttavia, lo stato attuale tutto l’export di prodotti dalla Cina risente delle dinamiche interne. La Natuzzi, nel plesso di Shanghai, cura la fascia di divani su larga scala alimentando anche gli approvvigionamenti di altre zone dell’Asia.
il perdurare della crisi sanitaria potrebbe generare anche effetti negativi in Italia dove c’è una larga fetta di produttori di divani che utilizza alcune forniture provenienti dalla Cina. Tra Puglia e Basilicata si effettuano ordini per fabbricare divani più a buon mercato. Soprattutto alcuni semi lavorati come i meccanismi dei recliner (ovvero le poltrone che consentono di muovere la parte dello schienale e quella delle gambe), i piedini in plastica a prezzi economici e alcune stoffe per il segmento competitivo. Molte aziende cinesi hanno praticamente interrotto la produzione e il rischio è di non garantire le forniture. E, infatti, dall’area murgiana stanno partendo numerosi ordini per accaparrarsi i fondi di magazzino.
Perché senza l’inversione di tendenza l’allarme del Coronavirus rischia di travolgere interi settori di economia.