Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Augustale», un Nero di Troia tutto da bere
Agli inizi del Novecento, quando i braccianti pugliesi erano impiegati in grandi lavori agricoli (mietitura, vendemmia, raccolta delle olive, aratura), ricevevano sino a due litri e mezzo di vino al giorno unitamente a cipolle fresche e aglio. Così racconta Figurelli nel suo libro L’alcool e la classe edito nel 1978. Questo trattamento testimonia quanto il vino fosse «uno dei pilastri del regime alimentare del popolo minuto», insieme al pane e all’olio in grado di supplire a cibi ben più costosi. Il vino era considerato un alimento, e il suo consumo veniva spesso associato a proprietà salutari e corroboranti, e quando unito a spezie o ad erbe addirittura curative. La razione giornaliera citata, sproporzionata ai nostri giorni, mostra però quanta abbondanza di vino vi fosse e quanto fosse indispensabile per affrontare il duro lavoro dei campi.
Tutto, per fortuna, è cambiato da allora e anche se il vino oggi è considerato bene voluttuario, è però ancora capace di garantire redditività a tantissimi viticoltori. A Ruvo di Puglia sono oltre mille i soci della Cantina Sociale nata nel 1960 e che da qualche anno si cimenta nella produzione di una fascia di vini di buona qualità. L’Augustale è il vino di punta, quello che meglio rappresenta il territorio e la filosofia aziendale. Granata. Al naso affiorano note di amarena, prugna, caffè e spezie. La bocca risulta armonica, di buona struttura, morbida, con ritorno di sensazioni di pepe e vaniglia e con tannino fitto e ancora giovane.