Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Donne cicliche, uomini lineari» Cucciari al Piccinni
«Alla loro bellezza, complessità e ricchezza interiore». Scritto da un uomo
Parla di donne. E di riflesso, anche di uomini, Geppi Cucciari, mattatrice nel divertente monologo Perfetta, in scena sino a domenica al teatro Piccinni di Bari e poi a Barletta e Brindisi. Un monologo che è anche un omaggio al compianto Mattia Torre, che aveva raccontato la sua malattia ne La linea verticale con Valerio Mastandrea prima di scrivere questo spettacolo. Le musiche le firma Paolo Fresu, sardo come Geppi: anche lei una donna con un corpo, come tutte le donne che il mondo vorrebbe «perfette», nel lavoro, in famiglia e nella quotidianità. Ma che, per l’appunto, hanno un corpo, «una macchina faticosa e perfetta» alle prese con le quattro fasi del ciclo, di cui persino molte donne sanno poco. E ancor meno gli uomini.
Cucciari, questo perché gli uomini sono sempre molto disattenti?
«Questo lo dice lei. Né io né Mattia la pensiamo così. Perfetta non è una condanna nei confronti degli uomini, dei loro costumi o della loro modalità di interazione con le donne. È un omaggio alla bellezza, alla complessità, alla ricchezza interiore ed esteriore femminile».
A un certo punto dello spettacolo dice “la donna è ciclica, l’uomo è lineare”.
«L’ha scritta Mattia. La condivido e la recito sul palco con convinzione. Non attiene alla sfera dei giudizi, ma delle riflessioni, che sono tante in questo spettacolo in toni leggeri, alternati ad altri anche più amari».
Negli ultimi trenta-quarant’anni gli uomini hanno fatto qualche passo avanti?
«Certo che ne hanno fatti. Gli uomini e pure le donne. Poi ognuno ha il suo cammino. Non faccio riflessioni generiche. Per me esistono delle persone, e credo che il percorso di miglioramento non sia dei generi, ma del genere umano che, fortunatamente, progredisce. Ma, ripeto, questo spettacolo non è contro gli uomini. È un atto d’amore per tutte le donne, scritto per una donna da un uomo meraviglioso che purtroppo non c’è più».
In ogni caso, Mattia Torre lo considera un’eccezione nel mondo maschile?
«Conosco tanti uomini meravigliosi. Lui lo era. È un’eccezione il suo modo unico di scrivere di cose che non ha vissuto, come in questo caso. Ma conosceva, perché si documentava e osservava le cose con profondità e attenzione. Affidarsi a Mattia Torre è stata una scelta consapevole e felice. Il tema femminile non è stato un ostacolo per lui, perché non esiste una scrittura di genere. Mattia ha scelto di cosa parlare e in che modo. E io mi sono totalmente fidata. Non ho mai avuto un dubbio. Perché Perfetta parla a tutti con un testo che tocca più temperature. E il monologo, anche se più faticoso, crea un rapporto più intimo, speciale con chi viene in teatro a vederti».
Conduce Per un pugno di libri e fa molta altra tv. Ma la guarda? E cosa guarda?
«Se si fa la tv è importante conoscerla. Per cui guardo soprattutto i programmi diurni e serali. E, quando posso, molte serie».
Quando ha scoperto di riuscire a far ridere gli altri?
«È una scoperta che mi riservo e mi riprometto di fare ogni giorno. Essere divertenti, simpatici o ironici nella vita non è la premessa autonoma per farne un mestiere. Tutti coloro che fanno questo lavoro hanno alle spalle un percorso di studi e preparazione. E spero di portarlo avanti sempre con il massimo dell’impegno. Col rischio che comporta fare un mestiere (il “comico”, ndr) che è pure un aggettivo».
Comici di riferimento?
«Cito i primi che hanno influenzato la mia crescita: Anna Marchesini e Jerry Lewis. Sono persone che stimo e ammiro. Ma parliamo di due talenti assoluti. Per rispetto, non mi accosto minimamente a loro».
Ha visto Tolo tolo? Cosa ne pensa della svolta di Checco Zalone?
«Sì, l’ho visto. Luca per me è un amico con cui ho condiviso gli anni iniziali della nostra carriera a Zelig. Credo che in tutte le cose che ha fatto ci fossero molta profondità e desiderio di analizzare la società più di quanto potesse sembrare. Secondo me si è sempre avvertito il suo desiderio di parlare del nostro Paese, delle sue debolezze, delle debolezze antropologiche in esso presenti. Voglio molto bene a Luca e sono felice per lui e per il suo successo».
❞ Questo spettacolo non è contro gli uomini. Mattia Torre, che ha scritto il testo e purtroppo non c’è più, era meraviglioso
❞ In tutte le cose che ha fatto Checco Zalone c’era profondità e il desiderio di analizzare le nostre debolezze antropologiche