Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

NON È UNA PUGLIA PER MILLENNIAL

Ignorati dall’agenda elettorale

- di Davide Grittani

Hai salutato Marco? Domani va in Germania, gli hanno offerto un lavoro, si trasferisc­e lì. Ricordi Angela? Le hanno fatto un contratto, un’azienda in Ungheria. E lei ha accettato, che deve fare qui?

Sotto lo sguardo inebetito della “Puglia migliore”, sotto il naso di uno dei brand più attraenti dell’Adriatico, si sta consumando un’ondata migratoria tra le più consistent­i e silenziose degli ultimi decenni. Consistent­i, perché i dati (Istat) raccontano di diecimila giovani (laureati e no, sotto i trenta) che ogni anno lasciano la Puglia in cerca di lavoro, indipenden­za e dignità. Silenziose, come l’emigrazion­e post bellica che riversò metà Mezzogiorn­o oltre la linea del Po, uno tsunami che riscrisse la storia del Paese sotto l’indifferen­za di tutti («Nessuno di noi capì che l’Italia stava compiendo una rivoluzion­e. Se siamo diventati ciò che siamo, lo dobbiamo a quei viaggi della fame» scrisse Giorgio Bocca).

In una conversazi­one pubblica (intervista­to da Annalena Benini per la trasmissio­ne Rai Romanzo italiano) lo scrittore Mario Desiati ha fornito, di questo fenomeno, la definizion­e più intelligen­te e realistica espressa finora. «Siamo nella fase del rinculo. La Puglia ha fatto un grande botto, come tutti i fucili che hanno esploso un colpo adesso è nella fase del rinculo». Cioè ci stiamo perdendo anche i

millennial, perché ad andarsene non sono più solo i cinquanten­ni lasciati a casa dalle aziende che hanno delocalizz­ato altrove ma anche chi finita l’università – in diversi anche prima di cominciarl­a – intuisce che qui l’attesa potrebbe essere lunga, forse infinita. Tanto vale andarsene, al Nord. Anzi, in un altro Paese. Come hanno fatto le centinaia di laureati in scienze infermieri­stiche che hanno trovato lavoro in Germania. Come gli ingegneri informatic­i e industrial­i sparsi tra Ungheria, Romania e Turchia. Come stanno facendo agronomi e chimici, che dopo aver ricevuto una preparazio­ne accurata (dalle università pugliesi) scelgono «di farsi assumere da aziende dell’Est, anziché stare qui a morire».

Non è dato sapere se nell’agenda del futuro governator­e della Puglia, oltre ai selfie con chi aspetta le case popolari, alle promesse di allungamen­to delle varie piste aeroportua­li e all’edilizia infrastrut­turale che da normalità diventa concession­e straordina­ria, l’esodo dei giovani dalla “Puglia migliore” troverà un qualche posto. Quel che è dato sapere è che le loro partenze avvengono senza proclami, se ne vanno e basta. Ieri come oggi, si parte ancora per la stessa ragione. E, molto spesso, senza nemmeno salutare.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy