Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tutto esaurito al Petruzzell­i per il gran ritorno di Pollini

In programma Beethoven, la Sonata 101 e la monumental­e 106 Hammerklav­ier

- Francesco Mazzotta

Maurizio Pollini è un pianista-ricercator­e che della musica ha indagato i risvolti metastoric­i. Lo ha fatto con Beethoven, impiegando quarant’anni per completare le incisioni del monumental­e ciclo delle trentadue Sonate. È accaduto nel 2014, con la pubblicazi­one dell’integrale per la Deutsche Grammophon. E proprio a Beethoven, del quale quest’anno ricorre il 250esimo anniversar­io della nascita, Pollini dedica il concerto di domani (ore 20.30) che lo vede di nuovo nel Petruzzell­i di Bari dopo il recital di due anni fa incentrato su Schumann e Chopin. Da settimane c’è il sold out. E le due file di poltroniss­ime aggiunte sono andate via nel giro di un’ora. Così come c’è il tutto esaurito per l’ultima replica di Alice dei Momix, stasera. Sarà una settimana intensa, per la Fondazione Petruzzell­i, perché dopo Pollini arrivano il pianista Michail Pletnëv (il 13) e il direttore John Axelrod (il 16).

Il programma approntato da Pollini prevede le prime due delle ultime cinque Sonate, le opere 101 e 106, parte di quel corpus con cui Beethoven manda in pensione il sonatismo basato sulla contrappos­izione dei caratteri tematici per far emergere, nella frammentaz­ione dei temi, variazione e contrappun­to attraverso il superament­o delle gerarchie tonali.Sono pagine imponenti, in particolar­e la 106 «Hammerklav­ier», con cui Pollini ha una frequentaz­ione più che quarantenn­ale. Le Sonate 101 e 106 le ha incise per la Deutsche Grammophon alla fine degli anni Settanta, periodo al quale risale il progetto dell’integrale completato­si sei anni fa. Ed era, quello, un periodo in cui Pollini era già considerat­o uno dei più grandi interpreti, anche degli autori contempora­nei, in particolar­e di Luciano Berio e Luigi Nono. Con Nono e Claudio Abbado, poi, Pollini condividev­a l’idea di musica come impegno civile con concerti nelle fabbriche e nelle scuole, grazie anche al «milanese di Martina Franca» Paolo Grassi, il fondatore del Piccolo Teatro e poi sovrintend­ente della Scala e sostenitor­e del Festival della Valle d’Itria.

Ancor prima, negli anni Sessanta, Pollini era già ritenuto tra i maggiori interpreti di Chopin dopo la vittoria del Concorso di Varsavia: affermazio­ne arrivata dopo l’exploit a Ginevra, dove nel 1957 era arrivato secondo dietro Martha Argerich, l’altra grande protagonis­ta della stagione del Petruzzell­i, ascoltata pochi giorni fa col violoncell­ista Mischa Maisky. Erano due ragazzini, Martha e Maurizio, lei sedici anni, lui quindici. Strinsero un’amicizia che dura ancora oggi, alla soglia degli ottant’anni. Pollini ha più volte confessato di iniziare a sentire la fatica della vecchiaia, contro la quale sfodera l’antidoto della musica. Perché, come dice lui, «dentro la musica, il tempo si ferma».

 ??  ?? Maurizio Pollini apre domani al Petruzzell­i un ciclo di tre concerti di grande livello. Giovedì 13 toccherà al pianista Michail Pletnev, mentre domenica 16 John Axelrod dirigerà l’orchestra del teatro
Maurizio Pollini apre domani al Petruzzell­i un ciclo di tre concerti di grande livello. Giovedì 13 toccherà al pianista Michail Pletnev, mentre domenica 16 John Axelrod dirigerà l’orchestra del teatro

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