Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Taranto, calciatori nel mirino Aggrediti all’uscita di un locale
Ennesimo attacco dopo i manichini e la testa di agnello. Il club: violenza inaudita
TARANTO Non c’è pace in casa del Taranto FC 1927, squadra di calcio della capitale dell’acciaio che gioca nel girone H della serie D. L’altra sera due suoi giocatori sono stati aggrediti da persone non ancora identificate all’uscita di un ristorante. Le vittime di quest’ennesimo atto di intimidazione sono Salvatore Pelliccia e Antonio Ferrara. Due giovani atleti, tra i più seri e apprezzati dalla tifoseria. Il primo, che compirà vent’anni a giugno, ha giocato nel Napoli giovanile, nella Paganese e ora è al Taranto; il secondo, ventenne anche lui, s’è spostato da Agropoli a Piacenza, dalla Caronnese alle rive dello Ionio.
Il Taranto ha definito l’episodio «deprecabile» sottolineando che «soltanto il buon senso dei due ragazzi ha evitato che il fatto degenerasse. La società, nell’esprimere la più totale solidarietà ai due giocatori, peraltro esemplari nel comportamento in campo e fuori, condanna tutte le forme di violenza che, nell’ultimo periodo, stanno oltraggiando, sotto diverse forme, tutti gli addetti, tesserati e non, contribuendo a creare un clima insostenibile di guerriglia poco confacente ai principi che dovrebbero accompagnare la pratica sportiva nonché, cosa ancora più grave, deturpando l’immagine pubblica della città su scala nazionale». L’ambiente calcistico tarantino che ruota attorno alla principale squadra della città, sempre piuttosto animoso, s’è ultimamente surriscaldato.
A dicembre scorso un manichino impiccato fu fatto penzolare a un palo nelle vicinanze dello stadio Iacovone, con messaggi offensivi contro l’allora direttore generale Gino Montella; dieci giorni fa, in un giardinetto del Lungomare, venne ritrovata una testa mozzata di agnello appoggiata su una busta gialla su cui era scritto «Ds sporco barese». La messinscena era indirizzata a Vincenzo De Santis, di origine bitontina. Il presidente Massimo Giove è da tempo nel mirino della tifoseria che contesta sostanzialmente il fallimento del progetto calcistico di riportare la società in una categoria più adatta alle ambizioni della città. I due ultimi striscioni sono comparsi da poco tempo, uno su un balcone di un palazzo del centro città, l’altro lungo la cancellata del Parco archeologico Collepasso. Da respingere, però, sono gli altarini macabri accompagnati dalle minacce e le aggressioni ai giocatori. In relazione all’ultimo episodio la società «ha attivato tutte le azioni necessarie affinché il calcio a Taranto non si trasformi in un veicolo di violenza che possa mettere a repentaglio l’integrità fisica e morale degli sportivi e di tutte le persone in genere».