Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Mediterraneo e la Chiesa Domani il documento al Papa
Sarà consegnato domani a Papa Francesco il documento che i vescovi cattolici del Mediterraneo stanno preparando a Bari. Pace, solidarietà, migrazioni, guerra, persecuzioni: su questi temi i vescovi si interrogano e si dividono. «Lavoriamo – dice monsignor Agostino Raspanti, vice presidente della Cei – per acquisire un modello mentale comune».
BARI I 58 vescovi del Mediterraneo, riuniti da mercoledì a Bari, continuano il confronto per elaborare il documento da consegnare domani a Papa Francesco. Ma la loro discussione, seppure fraterna, non è né facile né scontata. «Siamo tutti nella stessa fede e sotto l’obbedienza al papa, ma non siamo soldatini». Così dice Agostino Raspanti, vescovo di Acireale e vice presidente della Cei, nell’incontro quotidiano con i giornalisti. Un modo per sottolineare che nelle riflessioni dei vescovi del Mediterraneo, riuniti tra loro per la prima volta nella storia bimillenaria della Chiesa, non sono portatori di visioni identiche, sebbene comune a tutti sia l’anelito alla pace e alla solidarietà. Non per niente Raspanti auspica che, a conclusione di queste giornate, si riesca a costruire «un modello mentale condiviso».
La riflessione di ieri, stimolata dalla relazione dello storico Adriano Roccucci, è stata incentrata sulle sfide nuove del Mediterraneo. «È un crocevia globale – dice Roccucci – che oggi necessita di essere riconsiderato secondo parametri nuovi, non essendo più sufficienti le categorie del passato. C’è il Mediterraneo della sponda Sud, quello del Nord, quello balcanico, quello occidentale europeo». Quattro i temi messi in luce dalla relazione: la guerra, che attraversa o lambisce diversi Paesi mediterranei; la realtà «plurale» dei popoli e la relazione dei cristiani con le altre religioni; il tema complesso delle migrazioni (accompagnato dal dato sconvolgente di 19mila morti in mare, stimati tra il 2013 e il 2019); la disuguaglianza, con la crescita costante della percentuale di popolazione che si avvicina alla soglia di povertà.
Come si vede si tratta di temi complessi, per rispondere ai quali occorrono interventi poderosi e sofisticati nello stesso tempo. «Noi – si schermisce Raspanti, accompagnato da altri tre vescovi – non siamo capi politici e non dobbiamo prendere le decisioni dei politici. Anche per loro preghiamo». Avverte che ai tavoli del confronto «i delegati hanno portato le loro esperienze, il loro vissuto di dolore, i grandi drammi: non solo delle comunità cristiane ma dei popoli dei rispettivi Paesi». Che fare? Come agire? Cosa chiedere alle istituzioni? Per Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei Copti in Egitto, «la pace ha un prezzo da pagare e il prezzo è la rinuncia a un po’ del benessere, alle armi che sono dappertutto. Anche la Chiesa, per essere strumento di pace, deve rinunciare a tante cose ancora». «Bisogna trasformare la xenofobia in xenofilia» incoraggia Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta. Il quale in più occasioni mette in luce quanto «stress» generi l’accoglienza in un Paese piccolo come l’isola maltese. Il cardinale Jean Claude Hollerich, cardinale di Lussemburgo, chiarisce di non essere un «vescovo del Mediterraneo». Ma il suo compito è di interloquire con la Ue, di cui il Mediterraneo «è confine meridionale». Da Hollerich arriva «l’appello ai governi ad aprire corridoi umanitari», previsti dal trattato europeo di Dublino, per far giungere in sicurezza nei Paesi occidentali coloro che fuggono da guerre e persecuzioni.
Di fronte alla problematicità delle questioni, appare comprensibile che i vescovi non trovino risposte univoche, ogni Chiesa condizionata dal Paese in cui ha messo le radici. Ancora Raspanti: «Ci chiediamo: invocare l’embargo quali effetti potrebbe avere sulle popolazioni dei governi colpiti? E cosa chiedere alla Ue? E ai singoli governi? Cosa dire della produzione di armi?». Trovare risposte comuni, anzi un modello mentale comune, è la sfida di queste giornate. Ieri i 58 vescovi si sono distribuiti a pregare nelle parrocchie della diocesi di Bari-Bitonto. Oggi ultimo giorno di riflessione. Nel pomeriggio incontro-spettacolo al Petruzzelli, titolo eloquente: «Siamo tutti sulla stessa barca».
❞ Monsignor Raspanti «Tutti uniti nella stessa fede e nella obbedienza al pontefice ma non siamo soldatini»