Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Carlo Verdone e la sua Puglia un sacco bella

- Fasano

Carlo Verdone è a Bari, per presentare il suo ultimo film Si vive una volta sola, girato in Puglia. Il regista è stato colpito dai paesaggi, dalla gente e «da una leggerezza che ha influenzat­o positivame­nte il nostro lavoro».

GGuardando Gli anni più belli di Gabriele Muccino non si può fare a meno di fare tre cose: ricordare, avere un senso di fastidio e correre a rivedere C’eravamo tanto amati, il meraviglio­so film di Ettore Scola del 1974 da cui Muccino ha pescato a piene mani, dal sistema dei personaggi alla struttura narrativa. C’eravamo tanto amati racconta di tre amici (Gassman, Manfredi e Satta Flores), indivisibi­li durante la guerra, uniti dal comune sentire e che si perdono di vista a fine conflitto. A loro si aggiunge una donna (Sandrelli) che sarà legata in modo diverso ad ogni componente del trio, partendo dalla guerra fino ad arrivare agli anni ’70.

Anche i protagonis­ti de Gli anni più belli sono quattro amici: Giulio (Pierfrance­sco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo (Kim Rossi Stuart) e Riccardo (Claudio Santamaria). La loro storia, tra speranze e fallimenti, attraversa circa 40 anni, dall’ inizio degli anni ‘80, fino ad oggi. C’ è chi resta innamorato della stessa donna e subisce cocenti delusioni. C’è chi cambia vita e ottiene successo e soldi ma perde gli amici. E c’ è chi non riesce a sbarcare il lunario con il lavoro che ama e viene lasciato da moglie e figlio.

Ma se la commedia amara di Scola assumeva una valenza politica, Gli anni più belli, sono il parto di un’epoca caratteriz­zata dal personalis­mo e dall’individual­ismo. La Storia resta sullo sfondo, in primo piano affiorano invece i sentimenti in chiave melò e buonista tipica del cinema di Muccino.

Il regista de L’ultimo bacio e di A casa tutti bene torna a raccontare la propria generazion­e in un romanzo popolare che chiama in causa le canzoni ‘piaciose’ di Baglioni e mette in scena i corsi e i ricorsi dell’amore. Scola invece punta tutto sull’ideologia, quasi rassegnato di fronte al crollo degli ideali della generazion­e del dopoguerra. Con uno schema che Muccino fa proprio e amplifica, ovvero, come eravamo e cosa siamo diventati, fra amori e tradimenti, fra sogni infranti e illusioni perdute.

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