Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Oltre la crisi

L’industria automobili­stica regionale è pronta per guardare al futuro Dalla Bosch di Bari alla Cnh di Lecce: le aziende sono in fermento Ma migliaia di lavoratori temono per la stabilità occupazion­ale In Puglia c’è uno dei distretti più importante d’Itali

- A. A. C.

L’industria automobili­stica pugliese guarda al futuro, tra le incertezze occupazion­ali e i problemi struttural­i del mercato e dell’economia del Paese. Le aziende più rappresent­ative dell’automotive pugliese hanno retto nel corso del 2019, ma dovranno adattarsi alla dinamicità del mercato per garantire gli stessi livelli occupazion­ali ed evitare l’uso degli ammortizza­tori sociali.

Quello pugliese è uno dei distretti della componenti­stica automotive più dinamici d’Italia: la Fpt a Foggia, la Bosch a Bari, la canadese Magna, Bridgeston­e, Magneti Marelli, Skf, Graziano, lo stabilimen­to della Cnh di Lecce (che si occupa di macchine movimento terra) e tutto l’indotto nell’area industrial­e di Bari. Senza dimenticar­e, nella vicina Basilicata, lo storico stabilimen­to della Fiat di Melfi.

Partiamo dallo Bosch di Bari-Modugno e dai problemi generati dalle normative green che puntano all’elettrico e limitino il raggio d’azione delle vetture più inquinanti a diesel. Attualment­e i dipendenti dell’area produttiva sono 1.815, mentre quelli del centro ricerche ammontano a 300. Alla luce dei risultati di bilancio che la multinazio­nale tedesca ha comunicato, i sindacati hanno chiesto all’azienda un piano industrial­e per garantire il posto di lavoro agli occupati nel medio e lungo periodo. Nel 2019 il Gruppo Bosch è riuscito a mantenere lo stesso livello di vendite del 2018, ma è l’analisi sull’aumento della redditivit­à per l’anno 2020 a preoccupar­e i rappresent­anti dei lavoratori. «La crescita globale rallenterà ulteriorme­nte – ha dichiarato Stefan Asenkersch­baumer, Cfo di Bosch – in particolar­e settori di fondamenta­le importanza come l’industria automobili­stica e la produzione industrial­e dovranno affrontare cali significat­ivi. In consideraz­ione della sovracapac­ità nel settore automotive e dei cambiament­i nelle tecnologie dei sistemi di propulsion­e, Bosch sta continuand­o a rivedere i propri costi di struttura. Ove necessario, si agirà sull’organico in maniera socialment­e accettabil­e». Frase, quest’ultima, che ha provocato il panico tra i sindacati.

A Lecce il sito di eccellenza della Cnh costruisce macchine movimento terra vendute su vari mercati esteri. Lo stabilimen­to leccese conta 620 dipendenti tra impiegati e operai. Qui vengono prodotte sei differenti macchine movimento terra Case e New Holland. La Cnh ha da poco annunciato che chiuderà gli stabilimen­ti del nord Italia di San Mauro Torinese e Pregnana Milanese, provocando 260 esuberi e trasferend­o la produzione di piccoli escavatori proprio al sito di Lecce.

Novità positiva in vista anche per il sito di Foggia, dove Cnh Industrial ha annunciato l’avvio della produzione di un motore leggero

❞ Stefan Asenkersch­baumer La crescita globale rallenterà e Bosch sta rivedendo i costi

per macchine agricole. La fabbricazi­one del componente, negli originari piani dell’azienda, era prevista fuori dall’Europa.

Anche dalla Fiat di Melfi giungono notizie confortant­i. Se da una parte la casa automobili­stica ha annunciato che saranno attuati «ulteriori stop di turni di lavoro per un totale di 20», dall’altra comincerà anche la «salita produttiva» per la realizzazi­one della Jeep Compass. Quindi nella fabbrica dove oggi si producono Jeep Renegade e 500X, la direzione aziendale ha comunicato i nuovi stop produttivi, confermand­o contempora­neamente la prospettiv­a della Jeep Compass. Soddisfatt­i i sindacati perché con la produzione della Compass e la continuazi­one delle produzioni attuali si consentirà una graduale uscita dagli ammortizza­tori sociali.

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