Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Minibond al Sud I numeri record
I dati 2019 dell’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano: nel Meridione 25 società emittenti, una in più di quelle registrate nell’Italia di mezzo
Idati, riferiti allo scorso anno, sono quelli forniti dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano: al Sud sono ben 25 le società che emettono minibond. Un grande risultato, che permette al Mezzogiorno di superare il Centro Italia (24). E la Puglia si distingue perché a sua volta punta sui basket-bond.
Nel 2017 le società emittenti, nel Sud, sono state 16; l’anno successivo il dato è cresciuto di tre unità, mentre nel 2019 si è arrivati a quota 25 imprese (una in più del riscontro relativo all’Italia centrale). Nell’anno — quello appena terminato — dei record per l’industria dei minibond, dunque, c’è anche un po’ di Mezzogiorno. Quantomeno in termini di trend positivo e di prospettive, visto che la macro-area meridionale del Paese rappresenta pur sempre l’11,4% del totale (contro il 15,6 del Centro e il 72,6 del Nord). La Puglia, scendendo ancor più nel dettaglio, con 9 società emittenti — al pari della Sicilia — è seconda soltanto alla Campania (33 imprese). Al primo posto assoluto, per la cronaca, c’è la Lombardia: 135 realtà censite.
Il quadro generale
«Il 2019, come detto, è stato l’anno dei record: per numero di emissioni (207, +24,7% sul 2018), per società coinvolte (183, di cui 129 per la prima volta) e per flusso di raccolta (1,18 miliardi di euro, +21,1%)». È quanto emerge dal 6° Report italiano sui
Minibond redatto dall’omonimo Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, che verrà presentato a breve. La ricerca ha identificato 536 imprese italiane che da novembre 2012 al 31 dicembre 2019 hanno utilizzato questo strumento, inteso come titoli di debito emessi da società italiane non finanziarie, in particolare società di capitale o cooperative, di importo inferiore a 50 milioni di euro, non quotati su listini aperti agli investitori retail; di queste, 314 (il 58,6%) sono Pmi. I minibond «si confermano quindi una fonte di finanziamento in continua crescita, alternativa e complementare al credito bancario, per accedere al mercato competitivo degli investitori professionali, quasi un ‘allenamento’ a successive operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa».
La proiezione
Secondo una proiezione dei flussi di capitale da rifinanziare, nel 2020 sono in scadenza minibond per 805 milioni di euro, mentre nel 2021 l’ammontare dovuto sarà di 766 milioni. Il valore medio della cedola fissa (la più frequente) per l’intero campione è 4,89%, quello mediano 5,00%. Nel 2019 torna a scendere la remunerazione (4,42% di media rispetto a 5,07% dell’anno prima) anche grazie a numerose emissioni garantite dai Confidi o da soggetti pubblici. Nel 26% dei casi i minibond sono associati a un rating emesso da agenzie autorizzate, ma la percentuale è scesa ancora nel 2019, assestandosi al 14%.
I ricavi
Il 2019 ha contribuito al totale con 183 emittenti, di cui 25 nel Sud. Per 129 realtà si tratta della prima esperienza sul mercato: il 69,4% di esse sono SpA, il 28,4% Srl e il 2,2% società cooperative, percentuali che si mantengono stabili rispetto al 2018. Il volume dei ricavi invece è molto variabile: 54 emittenti (29,5%) fatturavano meno di 10 milioni di euro prima del collocamento. Circa il settore di attività, si conferma la netta supremazia del comparto manifatturiero (44,3% del campione).
Prospettive regionali
«Il Mezzogiorno — come anticipato — progressivamente conquista spazi, ed è destinato probabilmente a crescere nel 2020 con le operazioni di sistema avviate in Campania e Puglia». Proprio in Puglia, è specificato nel dossier, «si è concretizzato il progetto Fondo Minibond per sostenere le Pmi emittenti. Unicredit è stato selezionato come arranger dell’operazione. Le singole emissioni saranno comprese fra 2 milioni e 10 milioni di euro, saranno cartolarizzate attraverso un basket bond e potranno beneficiare, grazie ai fondi Fesr-Fse europei, di una garanzia sulle prime perdite. Puglia Sviluppo, capofila del progetto, coprirà anche il 50% delle spese di strutturazione, come la certificazione del bilancio e la richiesta di rating, mentre Cassa Depositi e Prestiti sarà l’anchor investor (ma ci saranno anche altri investitori istituzionali coinvolti nella operazione).Il processo di rating è seguito da Cerved Rating Agency. Da quanto si apprende, sono state già presentate domande per emissioni per circa 125 milioni».
L’analisi
«Per il 2020 le nostre aspettative sul mercato dei minibond sono ottimistiche – commenta il professor Giancarlo Giudici, Responsabile dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano - e stimiamo un ulteriore aumento delle emissioni e del flusso di raccolta. Crediamo però che, a fronte di tante iniziative dal punto di vista dell’offerta di capitale, sia importante stimolarne la domanda da parte delle imprese per supportare nuovi, imprescindibili investimenti in innovazione, tecnologia e sostenibilità».
Dal 2012 a oggi
Il database dell’Osservatorio comprende 801 emissioni di minibond, effettuate da imprese che talvolta ne hanno condotte più di una, a partire da novembre 2012, per un valore nominale totale di oltre 5,5 miliardi di euro (1,97 miliardi per le sole Pmi) che scendono a 4,75 miliardi se si considera la raccolta netta. Il 2019 ha contribuito con 1,18 miliardi di euro da 207 emissioni, rispettivamente +21,1% e +24,7% sul 2018, entrambi due record storici, nonostante la raccolta delle PMI sia passata da 379 a 344 milioni. Il valore medio delle emissioni è al minimo tendenziale storico, 4,68 milioni nel secondo semestre: sotto la soglia dei 5 milioni di euro si colloca infatti il 63% del totale, ma nel 2019 la percentuale è salita al 68%.