Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fuorisede, controesodo silenzioso Poche segnalazioni a medici e Asl
Ignorato l’invito a comunicare il ritorno dalle zone contagiate al Nord. Sospetti su un passeggero del treno Taranto-Milano sceso a Termoli e ricoverato
BARI Dopo l’allarme lanciato dai medici la Puglia cerca, con il sostegno del Governo, di correre ai ripari per non farsi trovare impreparata in vista del possibile controesodo di studenti (e in misura minore anche di lavoratori) provenienti dal Nord Italia dopo la chiusura delle università. Una marcia verso Sud che rappresenta una possibile fonte di diffusione del coronavirus. A testimoniarlo, ieri pomeriggio, il caso di un uomo di Padova che viaggiava sul Frecciarossa Milano-Taranto, costretto a scendere alla stazione di Termoli a causa della febbre alta e ad essere accompagnato dal 118 nell’ospedale di Campobasso. Un sospetto episodio di contagio che ha consigliato di bloccare il treno a Bari per il controllo su tutti i passeggeri che si trovavano nella stessa carrozza e alla disinfestazione del convoglio.
Ad essere preoccupati sono soprattutto i medici di base, costretti ancora una volta a diventare la prima frontiera per monitorare la situazione. In teoria, una volta tornati a casa, coloro che provengono da Lombardia, Veneto e Piemonte dovrebbero informare i medici di base o il Servizio di prevenzione della Asl per la sorveglianza sanitaria. Chi è transitato dalle zone dei focolai ne avrebbe addirittura l’obbligo. Fino ad ora sono state poche centinaia coloro che hanno effettivamente rispettato l’invito. Se dovessero aumentare o se il contagio dovesse arrivare anche qui, il sistema però rischierebbe di andare in sofferenza. Secondo una stima fornita durante la riunione della task force per fronteggiare l’emergenza, sarebbero circa 25 mila gli studenti fuorisede che frequentano le università delle regioni interessate.
Per tutta la giornata il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli e il sindacato dei medici di base hanno chiesto di mettere chi deve operare sul campo almeno
Filippo Anelli In questi giorni si parla di medici eroi per come stanno affrontando l’emergenza. Ma senza strumenti c’è il rischio che diventino martiri
in condizioni di poterlo fare in sicurezza. Rassicurazioni sono arrivate nel tardo pomeriggio, con la richiesta avanzata al Governo centrale di una fornitura di 300 mila mascherine e di 300 mila occhialini al mese da distribuire ai medici ospedalieri e ai medici di base. Una misura importante ma che potrebbe non essere sufficiente da sola, soprattutto perché bisognerà vedere quando i presidi saranno effettivamente disponibili.
«Chi viene dal Nord Italia e ha sintomi sospetti - ha spiegato Anelli - dovrebbe esser visitato da personale protetto. Ma ad oggi rischia ancora di non essere così. Per quello occorre monitorare la consegna dei dispositivi di protezione ai medici e al personale sanitario, coordinare a livello centrale la distribuzione di tale materiale, infine, se necessario, modificare gli assetti organizzativi per mettere in condizione di operare soltanto i sanitari che siano messi in grado di lavorare in sicurezza. Si parla in questi giorni di medici-eroi - continua Anelli - e questo è vero, perché eroico è lo spirito con il quale affrontano l’emergenza, i turni massacranti, le carenze organizzative per continuare a garantire le cure. Non devono però diventare martiri».
Ma la possibile mancanza di mascherine, camici e guanti non è l’unico problema. «Abbiamo chiesto – ha scritto in una nota Donato Monopoli, segretario della Fimmg Puglia - che in questa fase vengano riviste temporaneamente le modalità organizzative dell’assistenza dei medici di famiglia e delle guardie mediche, per limitare l’accesso spontaneo dei pazienti agli studi e alle sedi di continuità assistenziale, pur nella continuità del servizio di assistenza sanitaria». La Fimmg ha chiesto, in particolare, di favorire il triage telefonico, attraverso una serie di domande da porre ai pazienti, con le quali fare una prima diagnosi a distanza.