Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’EX ILVA E I REBUS INTERROTTI
No, non ci sono più le paure di una volta. Provate a spaventare un moccioso evocando fantasmi, streghe e simili. Vi riderà in faccia. Ormai le angosce del tempo della modernità liquida attengono, come scrive l’antropologo Marc Augé (Le nuove paure, Bollati Boringhieri) al riscaldamento globale, alla scarsità di cibo e acqua. Eppoi alle epidemie sanitarie. Fortunatamente, almeno per il momento lo scenario apocalittico da coronavirus appartiene solo alle utopie negative. Anche se non mancano alcuni segnali da day after: il Nord accerchiato, università, scuole, teatro, addirittura stadi chiusi (e se il calcio si ferma o quasi, occorre veramente essere preoccupati), città semideserte, ordinanze regionali, dalla Basilicata a quella più tenue della Puglia, che rischiano di creare nuove frontiere interne. La vita sembra essersi fermata. Accade anche in Puglia, dove finora si segnala un solo caso di contagio e si attendono gli eventi con un certo fatalismo. Tutto, o quasi, è in stand by. Il presidente Emiliano rassicura i pugliesi, e chiede ai corregionali che tornano dal Nord di «autodenunciarsi». Precauzione eccesiva? Sì, no, forse. Ma, correndo il rischio di cinismo, con la speranza che questa emergenza divenga tra qualche mese solo un cattivo ricordo, chi si occupa dei problemi ordinari? Che restano lì, coronavirus o meno. A pochi mesi dal voto regionale, non è sul tavolo uno straccio di programma dei candidati presidenti (la destra non lo ha ancora nemmeno scelto).
E i partiti vivono le loro lacerazioni interne: a destra, con lo scontro tra leghisti e i patrioti di Fratelli d’Italia, a sinistra, con la rottura che appare insanabile tra renziani, calendiani e emilianisti. Anche i 5S non si sono fatti mancare il loro scisma, con l’espulsione di un consigliere che ha rischiato di essere il candidato presidente, espulso all’ultimo momento e che ora scende in campo anche lo scopo di consumare una amara vendetta. Ancora più grave è il silenzio sui problemi. A partire dalle sorti dell’ex Ilva. Che ne sarà dell’intesa tra ArcelorMittal e governo? E’ previsto un incontro, fissato ufficialmente nei prossimi giorni. L’accordo è quasi chiuso, con lo Stato che torna azionista della più grande acciaieria d’Europa. Una vicenda di vaste proporzioni per l’economia del Paese e della Puglia, che rischia di apparire di profilo minore. Stesso discorso per il piano per il Sud, presentato dal governo proprio mentre scoppiava l’emergenza sanitaria. Anche su questo tema è calato l’oblio o quasi. E che dire dei nostri giovani che ora, se costretti a ritornare dalle aree a rischio del Nord, sono visti con preoccupazione? Quindi, massima allerta, senza sacrificare l’agenda politica ed economica del Paese.