Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Matteo, venti anni, bloccato a Dakar sul cargo della coca

Matteo Muci, 20 anni a marzo, da due mesi in Senegal «Mi hanno tolto il passaporto, fatemi tornare a casa»

- Di Claudio Tadicini

Matteo Muci, 20 anni, di Leverano, da gennaio è bloccato sul mercantile della Grimaldi Linea nel porto di Dakar in Senegal. Diplomato all’istituto nautico di Gallipoli, il marittimo si è imbarcato sul mercantile per sostituire il personale di bordo tornato a casa. Sulla nave (già sequestrat­a per droga) Muci e il nuovo equipaggio hanno fatto ritrovare altri 120 chili di cocaina. Ma a loro le autorità hanno ritirato il passaporto. Racconta: «Sono come un prigionier­o, voglio tornare a casa».

Non può lasciare il mercantile della Grimaldi Lines sequestrat­o dalle autorità locali nel porto di Dakar «Abbiamo fatto ritrovare 120 chili di cocaina, temo che abbiano chiesto un riscatto all’Italia»

LECCE Sul suo capo e su quello dell’equipaggio non pende alcuna accusa, ma da circa un mese sono di fatto «sequestrat­i» dalle autorità senegalesi nel porto di Dakar, a causa della scoperta di altri 120 chili di cocaina sulla nave cargo della «Grimaldi Lines» – già sequestrat­a nel giugno 2019, dopo il rinvenimen­to di ben 798 chili di coca – a bordo della quale si erano imbarcati per dare il cambio al precedente personale di bordo, poi tornato a casa.

Recluso sulla «Grande Nigeria» dallo scorso 30 gennaio, da quando (come tutti) fu privato del passaporto dalla polizia locale, vi è anche Matteo Muci, 20 anni a marzo, allievo ufficiale di coperta, che nella sua casa – a Leverano vorrebbe tornare al più presto. Anche perché lui, come tutte le altre 21 persone bloccate sulla nave, con questa vicenda non c’entra nulla. Giunto a Dakar con la nave già sotto sequestro, anzi, è stato lo stesso equipaggio a scoprire gli ulteriori 120 chili di cocaina (sfuggiti alla precedente ispezione) e a denunciarn­e il rinvenimen­to. Quella collaboraz­ione con le autorità del posto, però, è stata premiata con l’inizio di una prigionia, forse finalizzat­a all’otteniment­o di un riscatto.

Sulla «Grande Nigeria», oltre al salentino, ci sono quattro ufficiali italiani - due di Napoli, uno di Trapani ed uno di Genova - nonché un cuoco rumeno, un elettricis­ta bulgaro e quindici filippini. Ma sebbene dell’assurda vicenda – come racconta lo stesso Muci - siano stati informati (da tempo) la Farnesina, l’ambasciata italiana in Senegal e la stessa «Grimaldi Lines», a bordo tutti attendono ancora di sapere quando finirà quest’incubo.

Diplomatos­i all’istituto nautico di Gallipoli, il quasi ventenne è alla sua prima esperienza nel mondo marinaresc­o. Non è in arresto e lo prova il fatto che lo si possa contattare o che lo stesso possa scendere dalla nave per scattare qualche selfie da inviare agli amici o ai genitori, che aspettano con ansia di riabbracci­arlo. Tuttavia, essendo privo di passaporto, deve contare i suoi passi: qualora venisse sorpreso in giro senza documenti dalla polizia, infatti, rischiereb­be l’arresto per davvero.

«Cerco di stare nel migliore dei modi» - risponde il giovane alla prima domanda, ossia «come stai?». «Vado avanti, cerco di essere ottimista e positivo, ma è difficile esserlo quando non si hanno notizie confortant­i. A dire il vero, ad oggi non sappiamo proprio nulla. Governo, ambasciata e Grimaldi Lines conoscono la nostra situazione. Dicono che stanno lavorando, ma nessuno ci riporta a casa. Non siamo indagati, ma dopo il rinvenimen­to della cocaina ci hanno tolto i passaporti: non possiamo tornare in Italia, siamo costretti a restare sulla

Le immagini

A destra il mercantile Nigeria della Grimaldi Lines ormeggiato nel porto senegalese di Dakar Nella foto piccola il marittimo salentino Matteo Muci, 20 anni a marzo, nave e non sappiamo perché. Siamo sorvegliat­i h24 da telecamere e dal personale di un’agenzia di security: sulla pettorina hanno la sigla “Bsi”. Non sono armati, ma presidiano gli accessi alla nave giorno e notte e ci controllan­o a vista».

«Mi sono imbarcato lo scorso 20 dicembre. Poi – continua Muci - il 25 gennaio abbiamo rinvenuto in una bocca di ventilazio­ne situata a poppa quattro borsoni, contenenti 120 chili di cocaina nascosti da chissà quanto tempo. Avvisate le autorità senegalesi, ci siamo messi a loro disposizio­ne. Ci hanno interrogat­i, abbiamo collaborat­o: ma dopo pochi giorni ci hanno tolto i passaporti, senza motivo». Le lunge giornate sulla «Grande Nigeria» trascorron­o tutte uguali. «Non possiamo spostarci – continua Muci – ed a bordo possiamo svolgere solo lavori di manutenzio­ne: pitturiamo, rimuoviamo la ruggine dal ferro, cerchiamo di inventarci il lavoro per passare il tempo, che alcuni giorni sembra non scorrere mai. Qualche settimana fa non sono stato bene, stavo per cadere in depression­e: grazie all’intervento di uno psicologo sono riuscito a superare quel momento di debolezza e ora mi sforzo di essere ottimista. Mi auguro soltanto di non essere, come tutto il resto dell’equipaggio, un mero ostaggio: qui a bordo si vocifera che alla Grimaldi sia stato chiesto un riscatto di 240 milioni di euro per il rilascio della nave: spero soltanto che in quel prezzo – conclude il giovane deck cadet - sia inclusa anche la nostra libertà».

La scuola Il giovane allievo si è appena diplomato al Nautico di Gallipoli

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e nella foto in basso un momento del sequestro di droga avvenuto a bordo della nave

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