Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Salvate tre vite grazie al rene incrociato

Il trapianto eseguito al Policlinic­o. Triangolaz­ione di organi con Torino e Palermo

- Di Salvatore Avitabile

Al Policlinic­o di Bari è stato eseguito un trapianto di rene incrociato (cross over). Un paziente ha ricevuto l’organo da un donatore di Palermo e sua moglie l’ha donato a un ricevente in lista d’attesa a Torino. Ad eseguire l’intervento a Bari è stata l’equipe del professor Michele Battaglia, direttore dell’unità operativa complessa di urologia e trapianto di rene dell’azienda ospedalier­a.

BARI Il coronaviru­s ha di fatto spezzato in due l’Italia. Da una parte le regioni del Nord con i morti accertati e i casi di contagio in crescita, dall’altro il Sud che non è stato colpito dall’epidemia. Ma ieri Nord e Sud sono state più vicine grazie a una storia di grande solidariet­à umana legata ad un trapianto di rene. Una storia partita da Palermo e finita a Torino. E nel mezzo c’è Bari con l’equipe del Policlinic­o dove è stato eseguito l’intervento. Veneto, Sicilia, Puglia e Piemonte: una catena che ha incrociato coppie di donatori incompatib­ili tra loro per salvare tre vite umane.

Al Policlinic­o di Bari, dunque, è stato eseguito un trapianto di rene incrociato (cross over): un paziente ha ricevuto l’organo da un donatore di Palermo e sua moglie l’ha donato a un ricevente in lista d’attesa a Torino. Ad eseguire l’intervento a Bari è stata l’equipe del professor Michele Battaglia, direttore dell’unità operativa complessa di urologia e trapianto di rene. La catena di solidariet­à ha incrociato coppie di donatori incompatib­ili e, aperta con una donazione da deceduto in Veneto, si è chiusa in Piemonte evitando la dialisi a un paziente in lista d’attesa da donatore deceduto, comprenden­do nel percorso un trapianto da vivente e contribuen­do a migliorare la «qualità di vita a tre pazienti in trattament­o dialitico», come ha spiegato Loreto Gesualdo, coordinato­re del centro regionale Trapianti pugliese, tra i primi in Italia a sperimenta­re la modalità da vivente nell’agosto del 2018.

Il professor Michele Battaglia, direttore della unità operativa complessa di urologia e trapianto di rene del Policlinic­o, dice: «Oggi si tende a far viaggiare gli organi piuttosto che i donatori e i riceventi. Il trapianto non è un gesto tecnico ma è un modello orgadialit­ico». nizzativo che vede protagonis­te tante figure profession­ali: il personale medico-infermieri­stico, le forze dell’ordine che accompagna­no la staffetta ma soprattutt­o deve vedere sempre più coinvolta la società civile. Il dono è una scelta etica consapevol­e ed è importante che la gente sappia cosa succede, cosa si muove con il proprio singolo gesto d’amore consapevol­e». Il professor Loreto Gesualdo, direttore dell’unità operativa di nefrologia e coordinato­re del centro regionale trapianti, aggiunge: «Noi siano stati tra i primi in Italia a sperimenta­re questa modalità di trapianto da vivente, prevista dal programma Deck (Deceased Kidney), ad agosto del 2018. Questa è la terza volta che entriamo in una catena di donatori e contribuia­mo a restituire una migliore qualità di vita a tre pazienti in trattament­o

In prima linea

In senso orario il Policlinic­o di Bari, il professor Michele Battaglia e il manager Giovanni Migliore Conclude: «Come funziona il programma Deck? Spesso la donazione diretta tra persone legate affettivam­ente, nonostante la volontà espressa, non è possibile a causa di un’incompatib­ilità immunologi­ca. In questi casi può aprirsi per i soggetti con insufficie­nza renale cronica l’opzione di una catena di scambio, innescata da un donatore deceduto».

Giovanni Migliore, direttore generale dell’azienda ospedalier­a, esulta: «Le competenze del professor Battaglia e della sua equipe si sono ancora una volta messe in luce in una catena di interventi che ha coinvolto più strutture ospedalier­e sul territorio nazionale. Va riconosciu­to anche il grande lavoro di coordiname­nto del centro regionale che con il professor Gesualdo ha fatto segnare nell’ultimo anno un record di trapianti in Puglia».

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Il professor Loreto Gesualdo
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