Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Mafia, 72 in manette a Lecce Minacciato un assessore

- Claudio Tadicini

LECCE Vecchi boss della Scu e nuove leve per il monopolio degli affari illeciti. Estorsioni, bische clandestin­e e soprattutt­o spaccio di droga, che il clan avrebbe voluto implementa­re in occasione dei concerti nel parco Belloluogo di Lecce, arrivando a minacciare un assessore della città, per ottenere la gestione degli eventi musicali, dove smerciare stupefacen­ti ai tanti giovani partecipan­ti.

Settanta arresti (53 in carcere, 17 ai domiciliar­i) e due obblighi di dimora, per un totale di 110 indagati, che rispondono a vario titolo - tra le altre accuse - di associazio­ne per delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazio­ne finalizzat­a allo spaccio ed esercizio aggravato e partecipaz­ione al gioco d’azzardo. È il bilancio dell’operazione «Final Blow», conclusa all’alba di ieri dalla squadra mobile di Lecce e dagli uomini dello Sco della Polizia di Stato, che hanno smantellat­o un sodalizio facente capo all’ergastolan­o Cristian Pepe, considerat­o - insieme al fratello Antonio, alias «Totti» - il reggente dell’omonimo clan leccese. Partite da una lettera spedita dal carcere dallo stesso Pepe e poi intercetta­ta dagli investigat­ori, le indagini (durate circa un anno) hanno permesso di accertare la totale egemonia del sodalizio sulla città di Lecce e nei comuni di Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo nonché nelle principali marine dell’Adriatico.

La squadra mobile ha anche documentat­o riti di affiliazio­ne e svelato che gli affari del clan riguardass­ero pure la gestione delle bische clandestin­e, di cui acquisiva il 40% degli introiti, e che il gruppo riuscisse persino a veicolare le vincite – mediante minacce ai direttori delle sale Bingo – in favore dei suoi sodali. Contestati pure raid incendiari, uno dei quali interessò l’auto dell’ex comandante della stazione carabinier­i di Surbo.

Le intimidazi­oni agli amministra­tori leccesi, invece, avrebbero riguardato l’assessore Paolo Foresio, avvicinato e minacciato - «ti faccio saltare la testa dal collo» - affinché si svolgesse il concerto dei Sud Sound System (previsto per l’1 giugno 2018 e poi saltato) ed il clan potesse incassare gli introiti derivanti dagli «affari collateral­i» all’evento: spaccio, guardiania e parcheggi abusivi. Le minacce non sono mai state denunciate. Tra gli indagati - oltre ai «soliti» boss locali - anche Pippi Durante, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renata Fonte.

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