Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Mafia, 72 in manette a Lecce Minacciato un assessore
LECCE Vecchi boss della Scu e nuove leve per il monopolio degli affari illeciti. Estorsioni, bische clandestine e soprattutto spaccio di droga, che il clan avrebbe voluto implementare in occasione dei concerti nel parco Belloluogo di Lecce, arrivando a minacciare un assessore della città, per ottenere la gestione degli eventi musicali, dove smerciare stupefacenti ai tanti giovani partecipanti.
Settanta arresti (53 in carcere, 17 ai domiciliari) e due obblighi di dimora, per un totale di 110 indagati, che rispondono a vario titolo - tra le altre accuse - di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, associazione finalizzata allo spaccio ed esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo. È il bilancio dell’operazione «Final Blow», conclusa all’alba di ieri dalla squadra mobile di Lecce e dagli uomini dello Sco della Polizia di Stato, che hanno smantellato un sodalizio facente capo all’ergastolano Cristian Pepe, considerato - insieme al fratello Antonio, alias «Totti» - il reggente dell’omonimo clan leccese. Partite da una lettera spedita dal carcere dallo stesso Pepe e poi intercettata dagli investigatori, le indagini (durate circa un anno) hanno permesso di accertare la totale egemonia del sodalizio sulla città di Lecce e nei comuni di Squinzano, Galatone, Nardò, Surbo nonché nelle principali marine dell’Adriatico.
La squadra mobile ha anche documentato riti di affiliazione e svelato che gli affari del clan riguardassero pure la gestione delle bische clandestine, di cui acquisiva il 40% degli introiti, e che il gruppo riuscisse persino a veicolare le vincite – mediante minacce ai direttori delle sale Bingo – in favore dei suoi sodali. Contestati pure raid incendiari, uno dei quali interessò l’auto dell’ex comandante della stazione carabinieri di Surbo.
Le intimidazioni agli amministratori leccesi, invece, avrebbero riguardato l’assessore Paolo Foresio, avvicinato e minacciato - «ti faccio saltare la testa dal collo» - affinché si svolgesse il concerto dei Sud Sound System (previsto per l’1 giugno 2018 e poi saltato) ed il clan potesse incassare gli introiti derivanti dagli «affari collaterali» all’evento: spaccio, guardiania e parcheggi abusivi. Le minacce non sono mai state denunciate. Tra gli indagati - oltre ai «soliti» boss locali - anche Pippi Durante, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renata Fonte.