Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Un primitivo di grande corpo

- Pasquale Porcelli

Se a Manduria l’epoca della vendemmia del Primitivo si aggira quasi sempre verso la terza decade di agosto, a Gioia del Colle si parte solitament­e con una quindicina di giorni di ritardo per arrivare sino a fine settembre. La diversità dei terreni e l’altitudine giocano un ruolo determinan­te nella diversa epoca di maturazion­e delle uve. Perdere il momento giusto della raccolta vuol dire mettere a rischio l’intera annata di lavoro. Inoltre, la tendenza naturale alla sovramatur­azione del Primitivo aumenta le difficoltà; ritrovarsi da un giorno all’altro con grappoli che hanno acini appassiti in abbondanza non è poi così raro. Se a questo si aggiunge che la qualità migliore delle uve si trova sugli alberelli, che sono vecchi e hanno basse rese, allora si intuisce quanto sia importante questa fase per ottenere un vino di qualità, che abbia carattere, che sia fedele espression­e del vitigno e che sia godibile.

L’esuberanza alcolica che a volte supera abbondante­mente i 15 gradi dovuta ad un carico di zuccheri che poi si trasformer­à in alcol può essere un problema. Non lo è quando l’alcol è accompagna­to da un corpo che ha struttura, capace di integrarlo senza esuberanza come nel caso del Maccone 17. Età media degli alberelli 80 anni, resa per ettaro 20 quintali, vendemmia a fine settembre, non fa legno. Rosso rubino profondo e impenetrab­ile. Naso maturo con amarena e prugna in confettura. Bocca sorprenden­temente fresca, potente, morbida con ritorno di frutto dolce e liquirizia. Tannino appena accennato e buona persistenz­a.

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