Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Chiese piene, pizzerie vuote L’effetto del Covid-19 a Bari
L’allarme condiziona (in parte) le abitudini di una città e della sua gente. Il contraccolpo più pesante accusato, al momento, dal settore della ristorazione
Com’è cambiata la vita dei baresi con l’esplosione del coronavirus? Semplice: continuano ad affollare le messe ma vanno molto meno in pizzeria. Si recano in libreria, dove tornano ad acquistare libri come La Peste di Camus ma disertano per il momento i negozi di abbigliamento e calzature. Parlano commercianti, parroci e ristoratori.
La parrocchia, la libreria, il negozio in pieno centro e la pizzeria. Cosa cambia a Bari in termini di affluenza nei luoghi di maggiore aggregazione. Al tempo del coronavirus. Che se fa paura a tavola – crollate le presenze – sembra non scoraggiare i fedeli della domenica, né tantomeno il desiderio di scarpe, accessori e vestiti (comunque in calo, come da periodo). E se tra gli scaffali si vede meno gente a caccia di cultura, gli appassionati della lettura fanno tornare alla ribalta i classici come «La Peste» di Camus.
Qualcuno in chiesa pensa che si tratti di una punizione apocalittica mandata dal padreterno In realtà non è così. Diamo l’ostia in mano, ma già lo facevamo prima dei contagi Proporre una pizza coronavirus? Chissà. Inizio a pensare agli ingredienti e poi, magari, decido di chiamarla anti-virus. Al di là delle battute, i danni sono davvero considerevoli L’affluenza in questi giorni è molto altalenante. Ma abbiamo notato uno strano ritorno di romanzi come «La Peste» di Camus o «L’amore ai tempi del colera» di Garcia Marquez Virus o non virus questo periodo dell’anno non ha portato mai nulla nelle casse del commercio Al Nord invece tanti miei colleghi stanno risentendo di questa mazzata