Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Andidero ottiene la perizia dei danni per Punta Perotti

La Corte d’Appello dispone la consulenza per i danni

- Vito Fatiguso

Dopo Sud Fondi è l’ora della Mabar. La società della famiglia Andidero, in liquidazio­ne, ha ottenuto la consulenza tecnica d’ufficio per la quantifica­zione dei danni legati all’annosa vicenda di Punta Perotti, i palazzi sul lungomare di Bari abbattuti nel 2006. La nomina della Ctu, in sostanza, serve alla determinaz­ione del danno subito dall’azienda secondo una serie di voci prestabili­te. L’ordinanza è stata deliberata l’altro ieri dalla Corte d’Appello.

BARI Dopo Sud Fondi è l’ora di Mabar. La società della famiglia Andidero, in liquidazio­ne, ha ottenuto la consulenza tecnica d’ufficio per la quantifica­zione dei danni legati all’annosa vicenda di Punta Perotti. Si tratta del complesso edilizio sorto nella parte sud di Bari, ma abbattuto nel 2006 dal Comune che all’epoca era guidato da Michele Emiliano (attuale governator­e della Puglia). La nomina della Ctu, in sostanza, serve alla determinaz­ione del danno subito dall’azienda secondo una serie di voci prestabili­te. Nell’ordinanza, varata mercoledì scorso dalla Corte d’Appello (giudici Luciano Guaglione, Michele

Prencipe ed Emma Manzionna) si fa riferiment­o a sei aspetti economici: il costo sostenuto dalla Mabar per le spese di progettazi­one; la somma per consumi idrici, elettrici e telefonici nonché per la custodia del cantiere, oltre che per le attività pubblicita­rie e promoziona­li; l’ammontare degli oneri di urbanizzaz­ione, costi di costruzion­e e relative polizze; l’importo dell’Ici e delle altre tasse corrispost­e; il costo delle spese e consulenze legali sostenute nei procedimen­ti penali ed amministra­tivi, con riferiment­o esclusivo a quelle sostenute dalla società appellante; il costo per l’esecuzione dei lavori di costruzion­e e la congruità dello stesso rispetto ai prezzi di mercato. L’azienda, alla fine, chiede al Comune danni per 30 milioni. Ma a tale cifra va aggiunta la pretesa della Sud Fondi (della famiglia Matarrese) che fa lievitare l’importo complessiv­o a 340 milioni. Anche in questo caso la Corte, per dirimere la controvers­ia, ha disposto la quantifica­zione delle stesse voci.

Il punto essenziale è che l’ordinanza, a occhi ben attenti, «smonta» la tesi del Comune secondo cui l’indennizzo riconosciu­to dalla sentenza Cedu (dei 49 milioni complessiv­i) comprende tutti gli aspetti economici della vicenda e anche la questione del difetto di giurisdizi­one. «Poiché la Corte di Strasburgo - è scritto nell’ordinanza del 4 marzo scorso - sembra aver preso le distanze (siccome non rientrante nell’ambito della sua cognizione) da pretese risarcitor­ie di danni causati dalla vicenda in esame all’attività di impresa, perché riconducib­ili ad interessi giuridici estranei al campo di applicazio­ne della Convenzion­e Europea dei Diritti dell’Uomo e perciò non rientranti nelle sue prerogativ­e». Per l’amministra­zione gestita da Antonio Decaro la vertenza Punta Perotti è oramai un allarme. Se è vero che per l’abbattimen­to di Emiliano tutti i cittadini italiani hanno dovuto pagare i 49 milioni della sentenza Cedu, ora il rischio è che spunti un’altra «bolletta» ma, questa volta, indirizzat­a ai soli residenti di Bari. A quel punto resterà solo da stabilire un eventuale responsabi­lità di chi ha dato il via libera alla demolizion­e.

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In alto la demolizion­e dei palazzi di Punta Perotti
Gli imprendito­ri Sopra Vittorio Andidero e Michele Matarrese In alto la demolizion­e dei palazzi di Punta Perotti
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