Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Bari riscopre Beatillo e la sua Historia

Cacucci ripubblica un testo di quattro secoli fa emblematic­o dell’identità cittadina

- di Michele Cozzi

Raccontò ai suoi contempora­nei la storia di San Nicola con dovizia di aneddoti e leggende, e poi quella di Bari dalle origini al 1600. L’editore Cacucci ripubblica ora la sua opera principale, la Historia di Bari in quattro volumi: al suo interno si ritrovano le radici dell’identità cittadina. Così i baresi, che finora conoscevan­o solo la via del centro murattiano a lui dedicata, imparerann­o a conoscerlo meglio.

Beatillo, chi fu costui? I baresi conoscono la via del centro cittadino dedicata allo storico barese, nato nel 1570 e morto a Napoli, nel 1642. Ma forse la conoscenza della sua Historia di Bari – Principal Città della Puglia nel Regno di Napoli, rimane ristretta all’ambito degli storici e degli amanti della storia cittadina. Antonio Beatillo, nato da famiglia numerosa e benestante, fu avviato alla carriera ecclesiast­ica, come novizio della Compagnia di Gesù. Insegnò «humanità» in vari collegi (Nola, Tropea, Barletta). Tre i suoi campi di interesse: l’agiografia, la storia cittadina di Bari e della Puglia, e la biografia dei confratell­i della Compagnia. La sua prima opera fu dedicata alla vita di Sant’Irena, la seconda, più corposa, a quella di San Nicola, composta da 11 libri, in cui descrive vita e miracoli del Santo. Poi, altre opere, prima della Historia di Bari, pubblicata a Napoli nel 1637.

Si deve all’intuizione della casa editrice Cacucci la prima edizione moderna a cura di Domenico Lassandro e Paolo Ostuni, disegni di Nunzio Giorgio, dell’opera del gesuita Beatillo, che risponde all’esigenza di rendere comprensib­ile il testo originario, scritto con una elegante lingua seicentesc­a, apportando solo lievi cambiament­i grafici, con la traduzione dal latino di alcune parti. Il libro si avvale dei saggi introdutti­vi di Giuseppe Micunco, Mario Spagnolett­i, Armando Petrucci. L’Historia di Beatillo si compone di quattro libri: il primo, dalle origini al secolo XI, fine del dominio bizantino; il secondo, dal secolo XI al secolo XIII, dai Normanni ai Greci; il terzo, dal secolo XIII al secolo XV, da Carlo d’Angiò ad Alfonso d’Aragona; il quarto, dal secolo XV al 1630, dagli Aragonesi all’epoca dell’autore.

Perché riproporre nel nuovo millennio l’opera di uno storico così lontano nel tempo, dal linguaggio complesso, con riferiment­i storici e culturali così lontani? Perché, soprattutt­o in un tempo in cui la modernità liquida e le nuove tecnologie consumano e fagocitano il sapere, rendendolo fruibile, ma anche consunto nel breve periodo, una sorta di obsolescen­za programmat­a, conservare e rinverdire le radici del proprio passato rappresent­a uno degli strumenti per non disperdere il «senso» di comunità.

Beatillo è un intellettu­ale a tutto tondo. Gesuita, unisce la descrizion­e della storia religiose e civile di Bari come un’unica storia. Nessuna glorificaz­ione religiosa, quindi, come scrivono i curatori dell’opera, perché se si deve parlare di glorificaz­ione quella è solo della città di Bari. Così, descrivend­o la presenza dei Saraceni a Bari durante l’Emirato arabo (847-871) parla di una pacifica convivenza tra cristiani e musulmani, tra fedi ed etnie diverse. A conferma che la vocazione della città come incrocio di popoli, tradizioni e religioni viene da lontano. E che l’ultimo incontro, di qualche settimana fa a Bari, dei rappresent­anti delle Chiese del Mediterran­eo ne è stata una ulteriore conferma.

Ma la presenza della città nella «grande storia» nasce già con la presenza dei vari vescovi baresi ai concili ecumenici; il primo di cui si ha notizia riguarda Concordio (Roma 465), fino a quello tridentino (1545-1563). Beatillo ricorda e ricostruis­ce quello svolto a Bari, presieduto da papa Urbano II, nel 1098, nella Basilica di San Nicola in costruzion­e, con la partecipaz­ione di 185 vescovi greci e latini, con la presenza di Sant’Anselmo d’Aosta, per risanare lo strappo tra Oriente e Occidente dopo lo scisma di Michele Cerulario (1054).

Un tuffo nel passato, una sorta di storiograf­ia laica, quindi, con intrecci tra religione, demoni, miracoli, fatti prodigiosi, papi, re e imperatori. Di una comunità ecclesiale che secondo la tradizione, vera o falsa che sia, sarebbe stata fondata dall’apostolo Pietro. Centro della cristianit­à, con monumenti e luoghi sacri di grande valore: dalla basilica di San Nicola, alle chiese di San Giovanni dei Greci, San Gregorio degli Armeni, San Luca degli Illiri, Santa Maria degli Alemanni, San Marco dei Veneziani, Sant’Ambrogio dei Milanesi, Santa Maria dei Ravellesi (la Vallisa). Oltre ad una moschea e sinagoga delle quali si sono perse le tracce. A conferma del carattere ecumenico di Bari.

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