Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bari riscopre Beatillo e la sua Historia
Cacucci ripubblica un testo di quattro secoli fa emblematico dell’identità cittadina
Raccontò ai suoi contemporanei la storia di San Nicola con dovizia di aneddoti e leggende, e poi quella di Bari dalle origini al 1600. L’editore Cacucci ripubblica ora la sua opera principale, la Historia di Bari in quattro volumi: al suo interno si ritrovano le radici dell’identità cittadina. Così i baresi, che finora conoscevano solo la via del centro murattiano a lui dedicata, impareranno a conoscerlo meglio.
Beatillo, chi fu costui? I baresi conoscono la via del centro cittadino dedicata allo storico barese, nato nel 1570 e morto a Napoli, nel 1642. Ma forse la conoscenza della sua Historia di Bari – Principal Città della Puglia nel Regno di Napoli, rimane ristretta all’ambito degli storici e degli amanti della storia cittadina. Antonio Beatillo, nato da famiglia numerosa e benestante, fu avviato alla carriera ecclesiastica, come novizio della Compagnia di Gesù. Insegnò «humanità» in vari collegi (Nola, Tropea, Barletta). Tre i suoi campi di interesse: l’agiografia, la storia cittadina di Bari e della Puglia, e la biografia dei confratelli della Compagnia. La sua prima opera fu dedicata alla vita di Sant’Irena, la seconda, più corposa, a quella di San Nicola, composta da 11 libri, in cui descrive vita e miracoli del Santo. Poi, altre opere, prima della Historia di Bari, pubblicata a Napoli nel 1637.
Si deve all’intuizione della casa editrice Cacucci la prima edizione moderna a cura di Domenico Lassandro e Paolo Ostuni, disegni di Nunzio Giorgio, dell’opera del gesuita Beatillo, che risponde all’esigenza di rendere comprensibile il testo originario, scritto con una elegante lingua seicentesca, apportando solo lievi cambiamenti grafici, con la traduzione dal latino di alcune parti. Il libro si avvale dei saggi introduttivi di Giuseppe Micunco, Mario Spagnoletti, Armando Petrucci. L’Historia di Beatillo si compone di quattro libri: il primo, dalle origini al secolo XI, fine del dominio bizantino; il secondo, dal secolo XI al secolo XIII, dai Normanni ai Greci; il terzo, dal secolo XIII al secolo XV, da Carlo d’Angiò ad Alfonso d’Aragona; il quarto, dal secolo XV al 1630, dagli Aragonesi all’epoca dell’autore.
Perché riproporre nel nuovo millennio l’opera di uno storico così lontano nel tempo, dal linguaggio complesso, con riferimenti storici e culturali così lontani? Perché, soprattutto in un tempo in cui la modernità liquida e le nuove tecnologie consumano e fagocitano il sapere, rendendolo fruibile, ma anche consunto nel breve periodo, una sorta di obsolescenza programmata, conservare e rinverdire le radici del proprio passato rappresenta uno degli strumenti per non disperdere il «senso» di comunità.
Beatillo è un intellettuale a tutto tondo. Gesuita, unisce la descrizione della storia religiose e civile di Bari come un’unica storia. Nessuna glorificazione religiosa, quindi, come scrivono i curatori dell’opera, perché se si deve parlare di glorificazione quella è solo della città di Bari. Così, descrivendo la presenza dei Saraceni a Bari durante l’Emirato arabo (847-871) parla di una pacifica convivenza tra cristiani e musulmani, tra fedi ed etnie diverse. A conferma che la vocazione della città come incrocio di popoli, tradizioni e religioni viene da lontano. E che l’ultimo incontro, di qualche settimana fa a Bari, dei rappresentanti delle Chiese del Mediterraneo ne è stata una ulteriore conferma.
Ma la presenza della città nella «grande storia» nasce già con la presenza dei vari vescovi baresi ai concili ecumenici; il primo di cui si ha notizia riguarda Concordio (Roma 465), fino a quello tridentino (1545-1563). Beatillo ricorda e ricostruisce quello svolto a Bari, presieduto da papa Urbano II, nel 1098, nella Basilica di San Nicola in costruzione, con la partecipazione di 185 vescovi greci e latini, con la presenza di Sant’Anselmo d’Aosta, per risanare lo strappo tra Oriente e Occidente dopo lo scisma di Michele Cerulario (1054).
Un tuffo nel passato, una sorta di storiografia laica, quindi, con intrecci tra religione, demoni, miracoli, fatti prodigiosi, papi, re e imperatori. Di una comunità ecclesiale che secondo la tradizione, vera o falsa che sia, sarebbe stata fondata dall’apostolo Pietro. Centro della cristianità, con monumenti e luoghi sacri di grande valore: dalla basilica di San Nicola, alle chiese di San Giovanni dei Greci, San Gregorio degli Armeni, San Luca degli Illiri, Santa Maria degli Alemanni, San Marco dei Veneziani, Sant’Ambrogio dei Milanesi, Santa Maria dei Ravellesi (la Vallisa). Oltre ad una moschea e sinagoga delle quali si sono perse le tracce. A conferma del carattere ecumenico di Bari.