Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Le inedite ore in cui reinventarsi persino la scuola
Un tempo inedito ha colto tutti di sorpresa e impreparati. Sta sfidando il sistema sanitario.
Ma anche la scuola , che detta i tempi di chi la frequenta ogni giorno, delle famiglie e delle città. Questi primi giorni di chiusura sono il termometro non solo della variazione della routine quotidiana, ma anche di come l’occasione sia veramente preziosa per fare quello che da sempre sulla scuola tutti auspichiamo: cambiarla radicalmente. Scuole chiuse. L’indicazione è di attrezzarsi per fare lezione a distanza. Il fatto è la scuola a distanza corre il rischio di essere la brutta copia della scuola fatta di trasmissione di contenuti, di programmi da inseguire in vista di prove e consegne da verificare. Se questa scuola non ci piace e non funziona, la lezione a distanza, i compiti assegnati e inviati attraverso le piattaforme o i gruppi whatsapp non la migliorano. Anzi.
La scuola educa nella misura in cui è esperienza di comunità. Riconfigurarci come comunità è il compito di realtà a cui, con le scuole chiuse, noi adulti, insegnanti e genitori, siamo chiamati. Non c’è una ricetta. Ma una certezza: se la lezione frontale non funziona in classe, la lezione via web, riproponendo lo stesso modello, non funziona. Tra l’altro una didattica solo on line replica un altro modello disfunzionale della scuola italiana: l’esclusione di coloro che hanno più difficoltà. Che fine stanno facendo in questi giorni i ragazzi che fanno più fatica e hanno bisogno di essere sostenuti nell’orario scolastico? Come stanno vivendo la mancanza di scuola quei ragazzi che la frequentano non tanto per imparare quanto per sperimentare competenze di socializzazione e, oltre i compagni di classe, hanno il docente di sostegno e l’educatore? Il rischio è che la povertà educativa subisca un ulteriore impennata e Covid-19 segni una linea più marcata tra chi ha più possibilità culturali ed educative e chi non ne ha.
Covid-19 ci costringe a rispettare la regola della distanza, non per difenderci dall’altro ma per aver cura dell’altro. Se chi educa ha chiaro questo, non può perdere di vista che l’educazione sta in una relazione educativa, che comporta l’empatia, la fisicità, il vivere e cimentarsi in una esperienza di gruppo e di confronto. Trovare strade nuove per tenere tutto questo, nel rispetto delle regole sanitarie, è l’occasione di questo momento. Ed è una occasione collettiva e non competitiva, sulla quale ci siamo interrogati. La convinzione che ci anima è che questo tempo inedito può essere un’occasione per, direbbe Matthew Fox, «reinventare la scuola e reinventare l’umano».