Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Taranto capitale, nel dossier una Biennale del Mediterraneo
Tra i progetti prende forma una Biennale del Mediterraneo che piace al Mibact
Taranto città resiliente, per diventare Capitale italiana della Cultura e presentarsi con un nuovo volto alla prossima Biennale di Architettura, a Venezia. Ponte di collegamento, Alessandro Melis, architetto cagliaritano, classe 1969, direttore della Cluster for Sustainable Cities e fondatore del Media Hub, il primo open lab della University of Portsmouth, in Inghilterra: un opificio per lo studio e l’innovazione tecnologica nella progettazione climatica e ambientale. Melis fa parte del comitato scientifico che sta contribuendo alla stesura del dossier che il Comune di Taranto presenterà per competere a Capitale italiana della Cultura per il 2021. Il termine per la consegna è slittato al 13 marzo.
Tra i saggi dello staff di consulenti ci sono anche due tarantini di spicco, lo scrittore Giancarlo De Cataldo e il dirigente Rai Angelo Mellone. L’équipe include, tra gli altri, il fotografo franco-iraniano Manoocher Deghati, tra i più grandi reporter viventi, lo scultore Edoardo Tresoldi, che ha raggiunto la notorietà con la moderna ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto, nel foggiano, e il presidente della Fondazione Notte della Taranta, Massimo Manera, collante per la candidatura unica di Taranto e dei Comuni della Grecìa salentina.
Sul fronte urbanistico Alessandro Melis sta elaborando un workshop per «studiare, in linea con gli obiettivi 2030 dell’amministrazione comunale, una transizione della città partendo da un’idea di Ecosistema», spiega l’assessore Ubaldo Occhinegro, architetto, classe 1984, con delega ai Lavori pubblici, alle grandi infrastrutture e alla smart city. Il progetto per la candidatura a Capitale della Cultura fa il paio con l’iniziativa di Melis (ancora top secret nei contenuti) di dedicare al tema «Taranto città resiliente» una parte del Padiglione Italia, spazio del quale un anno fa l’architetto sardo è diventato responsabile alla Biennale di Venezia, la cui programmazione - a causa dell’emergenza sanitaria - è stata spostata da maggio al periodo tra fine agosto e fine novembre.
Ma cosa vuol dire «città resiliente»? In senso globale, per resilienza s’intende «la scienza di adattarsi al cambiamento». L’espressione viene utilizzata in fisica come in psicologia. In urbanistica indica la capacità degli individui, delle comunità, delle istituzioni, delle imprese di una città di sopravvivere, adattarsi e crescere a prescindere degli stress e dagli shock subiti. E Taranto ne conta non pochi. Tuttavia, la «città resiliente» muove dal basso, pone al centro della progettazione idee e volontà dei cittadini per disegnare orizzonti di vivibilità e sostenibilità che, nel caso specifico, dovranno superare la logica della monocultura dell’acciaio.
Ripensare Taranto significa non solo cantierizzare la città vecchia (per il suo recupero dal 2021 sono previsti interventi superiori ai 300 milioni) e farsi trovare pronti alla sfida dei Giochi del Mediterraneo del 2026, ma anche progettare eventi di respiro internazionale, come una Biennale del Mediterraneo che, pare, abbia stuzzicato il Mibact e il ministro Franceschini. Potrebbe competere con la Biennale
A Venezia Una mostra sul tema sarà a Venezia, curata per il Padiglione Italia dall’architetto Melis
d’arte di Istanbul, ormai vista non troppo di buon occhio da molti artisti per le politiche adottate dal governo di Ankara. Il progetto piace anche a Giovanna Melandri, presidente del Maxxi di Roma, dove, tra l’altro, è in corso una mostra dedicata a Gio Ponti, l’architetto della Concattedrale di Taranto della quale quest’anno ricorre il cinquantenario dell’inaugurazione, avvenuta il 6 dicembre 1970. Una ricorrenza che l’amministrazione Melucci conta di celebrare, accanto ad altre iniziative, portando in città proprio parte dei contenuti del Maxxi.