Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Attentato al dem Cifarelli, arresto del cugino convalidato «L’obiettivo era gambizzarlo»
Convalidato l’arresto dell’imprenditore edile Il gip: «Voleva ferire il consigliere regionale»
MATERA Sarebbero state ben più gravi le intenzioni di Sergio Coretti, l’imprenditore 51enne di Matera accusato di essere il mandante dell’atto intimidatorio nei confronti di suo cugino, il consigliere regionale Roberto Cifarelli, avvenuto il 3 marzo scorso. Soltanto il giorno prima infatti aveva commissionato a un conoscente di sparare alle gambe del politico: particolare agghiacciante che emerge dalla ricostruzione dei fatti ad opera degli inquirenti. È stato convalidato dunque l’arresto del 51enne «per la gravità della vicenda criminosa» e «per gli allarmanti propositi criminosi manifestati dall’indagato»: così si legge nell’ordinanza a firma del gip del Tribunale di Matera, Angelo Onorati.
In fase di interrogatorio di garanzia Coretti si è dichiarato innocente, ma la sua versione e le sue giustificazioni non hanno convinto la magistratura per la quale le testimonianze, le intercettazioni e gli altri elementi raccolti, ben coincidenti tra loro, lo inchioderebbero. Coretti, per l’accusa, non solo non si sarebbe accontentato dell’esplosione della bomba carta piazzata nell’auto di Cifarelli, ma neppure della sua gambizzazione. Trattamento che infatti avrebbe esteso successivamente anche all’imprenditore, vittima della tentata estorsione di cui pure è accusato, e ad un conoscente del consigliere, chiamato in causa perché mediasse per trovare una soluzione mettendo fine alle continue richieste da parte del 51enne al rappresentante del Pd.
Procugino di Cifarelli e imprenditore in gravi difficoltà economiche, e nella cui impresa lavora anche il fratello del politico, Coretti puntava ad ottenere un aiuto per la realizzazione di alcuni immobili in via Montescaglioso. Area sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici e per cui serviva il parere della Regione per permettere eventuali nuove costruzioni. Da qui le pressioni nei confronti del consigliere regionale, il quale però ha fatto presente la serie di ostacoli amministrativi in essere, a partire dal fatto che il terreno è subordinato innanzitutto all’approvazione del regolamento urbanistico comunale. Dall’altra parte l’altro reato, maturato per le vessazioni nei confronti dell’imprenditore, che però ha denunciato la tentata estorsione. I due erano entrati in affari per la compravendita di alcuni immobili a Policoro, realizzati dall’impresa di Coretti e acquistati per 500mila euro dalla società intestata alla moglie dell’imprenditore minacciato. Nonostante avesse intascato il denaro provento della vendita, il 51enne ha impegnato alcuni tra gli appartamenti già venduti, accaparrandosi pure i soldi dei privati che hanno ricomprato, ignari di tutto, le case in questione. «Essendosi accorto del comportamento truffaldino adottato da Coretti», si legge ancora nell’ordinanza, la vittima ha deciso di denunciare tutto. Soprattutto per le odiose minacce ricevute, che coinvolgevano anche la moglie: se non avessero versato subito altri 450mila euro a titolo di finanziamento da reinvestire nella attività dell’indagato, «non sarebbero arrivati all’estate…».
E nei confronti della donna, si evince da una intercettazione, un’altra minaccia: «La voglio far cag… un po’ sotto!». Difatti, sempre per l’accusa, Coretti stava già pianificando la «punizione» da mettere in atto: già aveva preso contatti con il suo conoscente perché sparasse alle gambe gli altri due bersagli, l’imprenditore e l’amico di Cifarelli. Rispondendo ai giudici Coretti ha negato tutto: le minacce e le pretese, spiegando che le sue non erano vessazioni, ma solo frasi per far intendere che per risolvere i disaccordi con l’imprenditore avrebbe agito per vie legali.