Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’EPIDEMIA E IL GAP FRA SINDACI
Nel 2005 George W. Bush, presidente degli Stati Uniti, comandava i sondaggi durante il suo secondo mandato e, nonostante i guai della guerra in Iraq, nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità che un democratico gli succedesse. Poi arrivò l’uragano Katrina. Il presidente, in vacanza nel suo ranch in Texas, non seppe muoversi per tempo, non capì la portata dell’evento atmosferico che stava per abbattersi sulla costa atlantica, lasciò che se ne occupassero le autorità locali, e si ritrovò con New Orleans devastata dall’alluvione. Morirono più di 1.800 persone e da quel momento Bush crollò nei sondaggi e non si riprese mai più. Alle successive elezioni vinse Barack Obama.
Nel 2002 Gerhard Schroeder, cancelliere socialdemocratico della Germania, sembrava destinato a una sonora sconfitta elettorale dopo il suo primo mandato, caratterizzato da impopolari tagli al welfare. Poi ci furono drammatiche inondazioni nelle regioni orientali del paese, e il governo diede una risposta rapida e massiccia, mobilitando 5 mila militari e 400 milioni di euro. La coalizione Spd-Verdi guadagnò sette punti percentuali in poche settimane nelle zone colpite dall’alluvione, e Schroeder batté a sorpresa il candidato conservatore Stoiber.
Ho raccontato questi due episodi per dire che un “cigno nero”, un evento imprevisto e formidabile, può cambiare rapidamente gli andamenti elettorali.
Due settimane fa, in pochi avremmo scommesso un centesimo sulla rielezione di Vincenzo De Luca a governatore, perfino nel suo partito gli avrebbero preferito la figura del ministro Costa, certo più scialba e sbiadita ma ritenuta in grado di portare un po’ di voti pentastellati (chissà quanti ne sono rimasti). Oggi De Luca sta invece emergendo come l’uomo forte nella lotta alla coronavirus, e se tutto andrà bene, se si riuscirà davvero a evitare che l’epidemia arrivi a colpire la Campania come ha fatto in Lombardia, il che metterebbe a nudo le deficienze del nostro sistema sanitario, oggi è difficile immaginare chi possa scalzarlo il giorno delle elezioni.
Tutto dipenderà da fattori per ora imponderabili: per esempio, non è affatto detto che le elezioni si tengano alla data prevista, e non è affatto detto che fino alla nuova data questa rinvigorita popolarità di De Luca possa durare. Ma è certo che oggi sulla piazza c’è solo lui. Al modo suo, quello che gli riesce meglio, nella parte dello sceriffo, del padre duro ma giusto, capace anche di assestare due sberle ai figli, ma per il loro bene, del politico che non esita a sfiorare il ridicolo pur di imporre la sua retorica. Una parte che di solito riesce meglio agli uomini di destra, ma che invece in De Luca si è fusa con un originale populismo di sinistra.
E il governatore campano non è l’unico politico meridionale che sta emergendo per attivismo e forza di persuasione in questa crisi. Ha spopolato sul web la scena del sindaco di Bari, Antonio Decaro, che va in giro per il parco pubblico invitando in dialetto frotte di indisciplinati baresi a tornarsene a casa, invece di fare flanella sull’erba; così come ha commosso il video in cui è scoppiato in lacrime durante una diretta Facebook, una scena che se non fosse stata vera il suo staff di comunicazione avrebbe dovuto inventarla. E, seppure con uno stile diverso da entrambi, anche il governatore Emiliano si è preso la scena, iscrivendosi al club degli amministratori meridionali severi, richiamando i pugliesi che stavano tornando dalla Lombardia con i treni del venerdì notte a fermarsi, e sottoponendoli a rigorosi controlli che speriamo abbiano dato un qualche frutto.
In fin dei conti la politica è questa. Da chi ci governa i cittadini non si aspetta miracoli, grandi progetti, palingenesi o rivoluzioni; ma, più semplicemente, la capacità di gestire le emergenze, di esserci quando serve, di lenire gli affanni della gente; e questa, che è la più pazzesca delle emergenze, richiede più che mai leader capaci di guidare il pubblico, anche quelli che hanno capito tardi o non hanno ancora capito la gravità della situazione.
Di tutt’altro stampo è stata invece la risposta del sindaco de Magistris a Napoli. Di fronte a questo dramma nazionale, e di fronte al tentativo in gran parte riuscito di creare una solidarietà nazionale nel dramma, non ha trovato di meglio che mettersi a fare il neo-borbonico, eccitando il sentimento antisettentrionale di una parte della popolazione meridionale: «Se il contagio fosse partito dalla Campania e non dalla Lombardia - ha detto - il primo decreto sarebbe stato quello di sparare a vista qualsiasi meridionale». Con ciò concludendo in bellezza la sua parabola di demagogo, e confermandosi ancora una volta non all’altezza della qualità e dell’umanità della città che governa.
❞ Il video esempio Ha spopolato sul web la scena del sindaco Antonio Decaro, che va in giro nel parco per dire ai baresi di andare a casa