Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Un sole tiepido e ingannator­e

Questo sole tiepido e ingannator­e

- Di Sergio Talamo

Che inganno, questo sole tiepido che promette fughe e incontri gentili. Che imbroglio, la luce che squarcia l’inverno e scende come un pennello sul fiume di Roma, sui Navigli e i lungomari del Sud, su via Caracciolo e i porti della Puglia, sui muri a secco e il carparo delle chiese antiche. Tutta l’Italia sembra crogiolars­i in un assaggio di stagione mite e invitante. Ma è solo una delle commedie del destino. Come negli incubi meglio riusciti, il mostro ti sorride.

C’è un silenzio irreale che sembra il richiamo di voci lontane, amici che aspettano te, pranzi di famiglia dietro le persiane, treni e navi per luoghi lontanissi­mi e il torpore dei pomeriggi con le partite. Invece è il silenzio del terrore. C’è la quiete di ore lente e senza affanni, il libro e il tablet che sfogliano pagine infinite, c’è il borbottio dell’acqua che bolle per il thè, e nell’aria leggerezze che di solito fuggono irridenti. Ma non è un tempo lieve: è un tempo fermo. Fuori l’aria è liberata dallo smog, ma non la puoi respirare. Non spendi, è vero, ma come non spendevano i cittadini dei paesi dell’est, perché non c’è nulla da comprare. Non sai quando e come tutto ricomincer­à. Ripensi al caos di dieci giorni fa, e ti sembra il frastuono di un’epoca perduta.

Per i nostri nonni, la solitudine era il bunker in cui ti avevano infilato sin da bambino. La vita è fatta di pericolo e agguati del Caso, mischiati a brevi intense gioie che ripagano di tutto. «Sopravvive­re è meglio di vivere», dice Mario Monicelli in un suo film sul dopoguerra fiorentino. Per chi ci ha preceduto, il nemico era un nemico vero, il figlio di un’altra stirpe o di un’altra divisa.

Per l’uomo del 2020, il nemico è il semplice respiro di un altro uomo. Quello che è vietato oggi non è diverso da ciò che era vietato ieri. Per strada, nei tempi più bui del Novecento, si usciva solo per le strette necessità, perché per strada ci sono le bombe e i soldati dell’altra parte.

E anche il vicino ti può tradire. Oggi non si esce perché non esistono più amici né fratelli, e chiunque ti può tradire. Nessuno è al sicuro né ti fa stare sicuro, neppure l’etica che ti porta al lavoro, neppure tua madre o la tua chiesa. La solitudine di oggi è reclusione, così simile a quella del Sud contadino per cui l’orizzonte era il limite della campagna, e il traguardo la domenica in piazza vestiti eleganti. Eppure è tutto incomparab­ilmente diverso.

In queste giornate, l’alba scoppia in casa come se fuori ci fosse davvero un gallo, ma il risveglio sconta una cappa che oscura il mattino. In queste giornate, vedi tramontare il sole e ti chiedi se davvero tramonta così da sempre, ti chiedi se ha senso un tramonto così se ti tocca vederlo a strisce come i carcerati, se non può accompagna­re il caffè o lo spritz che fino a ieri sapevano di confidenze e di ragazze,

di spacconate e serate che galoppano verso l’allegria.

Nei rari passi per la via, fra altri viandanti che ti guardano sopra le mascherine, timorosi come se guardasser­o un gendarme, si ascoltano dei rumori consolanti. L’eco di qualche macchinari­o edile, il rombare di un’auto, una voce di bambino che sfida il coprifuoco. «Andrà tutto bene», raccontano i social e la television­e, l’Italia unita ce la farà, e al diavolo le beghe politiche, i soliti insopporta­bili francesi, Trump e Johnson che le sparano grosse. Al diavolo anche le barzellett­e sul Sud straccione e l’amara certezza che se oggi siamo «uniti» è solo perché il contagio è venuto dalle Alpi e non da mezzogiorn­o.

«Ma che giorno è?», ci chiediamo increduli, mentre fino a ieri guardavamo correre le ore una ad una, e che giorno sarà domani? «Sarà il momento che riscoprire­mo le piccole cose». Mentiamo per non dirci che invece nessuna piccola cosa sarà uguale a prima. Quando si diventa grandi, si può anche essere felici ma mai più spensierat­i.

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