Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE UN’EMERGENZA FA LA COESIONE
Ormai è in atto una vera e propria guerra contro il Covid-19, virus che ha costretto intere popolazioni a stili di vita dettati dalle regole della autoprotezione. In un simile clima, emerge un fatto di grande interesse: la ricca Lombardia, letteralmente flagellata dal contagio, ha inoltrato alcuni malati al Sud, e anche in Puglia, distribuendoli fra Bari e il Salento. Nessuno pensi a una sorta di nemesi degli avvenimenti, per cui un sistema di welfare – quello del Nord – di certo più attrezzato che al Mezzogiorno, alla fine sia costretto a chiedere la collaborazione di un altro sistema sanitario – quello del Sud – da anni sempre più contratto e in affanno. Appare chiaro, invece, che di fronte all’incremento dei malati vada profilandosi uno schema di possibile integrazione nazionale della sanità, oltre la dimensione della solidarietà o della stessa urgenza.
Da anni le politiche di welfare sono state troppo ristrette, in Europa e ancora di più in Italia, nel convincimento che poi il mercato, il solo mercato, riesca a garantire ogni forma di ricchezza sociale, dai redditi al patrimonio di conoscenze e strutture per combattere mali vecchi e nuovi. Non è così; ma oggi bisogna utilizzare il welfare che c’è, e dalla crisi in corso spuntano almeno due verità. La prima è che non si vive soltanto di turismo, di alberghi e di mare, come molti hanno creduto; per assicurare un’effettiva sicurezza individuale e collettiva, serve la sanità, tanta sanità, distribuita nel territorio.
La Puglia, con un inedito sforzo di organizzazione, oggi dimostra che eravamo e siamo sottodimensionati ma non certo disorientati. Con numero minore di cliniche e – finora – di contagi, la nostra regione ha aperto le braccia a una sorta di ricomposizione, in cui il Nord riscopre il significato di una nazione unitaria. La seconda verità è che la divisione in regioni, sulla quale troppa politica ha tentato e tenta tuttora di speculare, è altro da una confederazione, e anzi è solo una trama di carattere amministrativo, fra le tante possibili, per offrire punti di riferimento e di salvaguardia per lo sviluppo e per l’intera cittadinanza. Rimane da assicurare, in tutto il Paese, il rigore dei non contagiati, la loro coscienza civile di restare chiusi nelle singole abitazioni. Per tutto il resto, i conti dei danni materiali e spirituali saranno fatti dopo, sapendo che in questi giorni difficili anche la nostra sanità inferma si è “armata”, scoprendo la sua età della ragione, e alle lagnanze ha sostituito la sfida contro una malattia oscura. Senza mai chiedere a nessuno l’indirizzo di casa, che sia sotto le Alpi o in vista del Mediterraneo.