Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il virus non frena gli abusivi E con lo stop ai cementifici a Matera torna il caos rifiuti
Studio della Cgia che chiede più controlli in Puglia In regione sono quasi 300 mila gli addetti irregolari Il valore aggiunto generato arriva a cinque miliardi
BARI Dagli idraulici alle estetiste e parrucchieri: un esercito di lavoratori, soprattutto artigiani, che evadono il fisco. Lavoratori che, in questo periodo di controlli per fronteggiare l’epidemia del covid-19, la starebbero facendo franca, complici anche quei cittadini che, incuranti delle misure restrittive e delle sanzioni, ugualmente farebbero ricorso a queste figure che gravitano nel sommerso. O almeno così denuncia la Cgia di Mestre. «Molte attività artigiane chiuse (o quasi) sono in questi giorni nel “mirino” degli abusivi. Attività ispettive – dice il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo – più che giustificate, ci mancherebbe. Tuttavia, poco o nulla si continua a fare contro l’abusivismo e il lavoro nero. È vero che in questi giorni una parte degli oltre 3 milioni di lavoratori irregolari presenti nel nostro Paese è rimasta a casa».
Che poi aggiunge: «Ma è altrettanto sicuro che molti altri hanno continuato imperterriti a lavorare abusivamente presso le abitazioni dei privati, approfittando della chiusura totale imposta agli acconciatori, alle estetiste e alla difficoltà da parte dei cittadini di reperire tanti artigiani che sono disponibili solo per le urgenze, ma non per gli interventi ordinari. È il caso degli edili, dei dipintori, dei fabbri, degli idraulici, degli elettricisti e dei manutentori di caldaie che in questi giorni stanno subendo una concorrenza sleale molto aggressiva da parte di coloro che esercitano».
L’economia sommersa incide molto sul Pil nazionale. E la Puglia, secondo il report della Cgia di Mestre che ha elaborato dati Istat, è una delle regioni italiane più interessate al fenomeno. Infatti nella classifica nazionale la Puglia è al quarto posto con quasi 230 mila addetti che lavorano in nero. Il tasso di irregolarità si attesta al 16,6 per cento menta tre il valore aggiunto generato dal lavoro sommerso arriva a quasi 5 miliardi di euro. Datichoc che offrono una fotografia inquietante del fenomeno.
Peggio della Puglia fanno solo tre regioni meridionali: Calabria, Campania e Sicilia. Il Sud, dunque, primeggia per il lavoro nero. E non è certo che un primato che può far piacere. L’’ufficio studi della Cgia ha stimato come si ripartiscono a livello regionale i 78,5 miliardi di euro di fatturato in nero all’anno prodotto dai lavoratori abusivi.
«A livello territoriale la situazione più critica si presennel Mezzogiorno. A fronte di poco più di 1.250.000 occupati irregolari (pari al 38 per cento del totale nazionale), nel Sud il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è pari a 26,8 miliardi di euro, pari al 34 per cento del dato nazionale. La realtà meno investita dal fenomeno è il Nordest: il valore aggiunto prodotto dal sommerso è pari a 14,8 miliardi di euro», dice ancora Paolo Zabeo.
In Calabria il tasso di irregolarità è pari al 21,6 per cento (136.400 irregolari), in Campania al 19,8 per cento (370.900 lavoratori in nero), in Sicilia al 19,4 per cento (296.300).
In Basilicata, invece, i lavoratori del sommerso sono 29.300, il tasso di irregolarità arriva al 14,4 per cento e il valore aggiunto generato dal lavoro irregolare supera i 670 milioni di euro. La media nazionale è pari al 13,1 per cento. Le situazioni più virtuose, infine, si registrano nel Nordest. E non poteva essere diversamente.
Il confronto Il tasso di sommerso «fotografato» in Basilicata si attesta al 14,4%