Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’allarme di Tisci: «I piccoli club rischiano il tracollo»

Tisci, Figc: «Gi sponsor vengono meno, non c’è certezza. Però la Federazion­e farà la sua parte»

- di Pasquale Caputi

BARI Il coronaviru­s è un incubo per tutti. Lo è anche per le società dilettanti­stiche, abituate a farsi ogni giorno i conti in tasca per andare avanti. Lo è per la base dello sport, oggi letteralme­nte ferma. Ne abbiamo parlato con Vito Tisci, presidente regionale della Figc.

Vito Tisci, questo è un periodo che può lasciare il segno soprattutt­o nel calcio dilettanti­stico.

«La ripartenza sarà molto difficile. Dopo la crisi epidemiolo­gica, occorrerà affrontare quella economica. Molte società mi hanno chiamato preoccupat­e. È uno scenario inquietant­e, si vive alla giornata».

Sospendere lo sport può comportare anche il rischio che molti club non ricomincin­o la stagione?

«Il mio primo pensiero è la salute e la sicurezza dei nostri tesserati, per questo sono sempre stato favorevole alla sospension­e. Quando tutto sarà finito però dovremo capire come fare. Molti sponsor si stanno tirando indietro, tanti club non sapranno come andare avanti».

Mancano anche gli incassi del botteghino.

«Parliamo di una fonte importante di introiti, spesso generano liquidità vitale per le spese quotidiane. Non sappiamo nulla di come andranno le cose, se si ricomincer­à a maggio, a giugno, a porte chiuse o aperte. Avverto scoramento, oserei dire pessimismo».

Uno degli anelli deboli del calcio dilettanti­stico sono i calciatori. Anche loro vivono momenti di sfiducia.

«Sono dilettanti, persone con un’attività lavorativa che magari oggi è in discussion­e. Pure per loro la preoccupaz­ione cresce. Speriamo di ricompatta­re quanto prima il nostro mondo».

La federazion­e ha pensato a un aiuto concreto per i club?

«Sicurament­e la federazion­e farà il suo, attivandos­i per sostenere le società dilettanti­stiche. Altrimenti si rischia la fine del nostro movimento. Dobbiamo

stare vicini ai club, che svolgono sul territorio un ruolo sportivo, ma anche sociale, affrontand­o insidie di ogni tipo e togliendo i ragazzi dalla strada».

Lei è presidente del settore giovanile e scolastico. Anche per i più piccoli questo è un problema.

«I ragazzi, oltre a non andare a scuola, non praticano nemmeno sport. Per loro è un’assenza pesante e non sanno nemmeno quando potranno riprendere un minimo di attività fisica. Ci stiamo attivando per supportarl­i, grazie alle nuove tecnologie, con po’ di giochi per tenerli impegnati». In generale si sta discutendo anche sul running, l’unica frontiera aperta, anche se con molte limitazion­i. «Sono decisioni che il governo ha preso sulla base dell’aumentare dei casi. Bisognava fermare le persone per bloccare il contagio, una scelta dolorosa ma necessaria».

Cosa ne sarà dei campionati?

«Occorre fare i conti con l’evolversi della situazione del virus. Spero si possano completare entro il 30 giugno, ma non si possono azzardare previsioni. Sicurament­e andare oltre quella data comportere­bbe difficoltà organizzat­ive di ogni tipo».

Intanto anche l’Olimpiade è stata rinviata.

«E questo dà l’idea dell’incubo che stiamo vivendo, il segnale che la pandemia mette tanta paura. Il mondo dello sport ha deciso di rinviare l’Olimpiade, persino l’Olimpiade. È un evento eccezional­issimo».

Non sappiamo nulla di come andranno le cose Avverto scoramento, oserei dire pessimismo

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