Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Corriere a Matera guarda al futuro

- di Enzo d’Errico

Avevamo sognato una giornata diver- sa. Ma la vita, impreve- dibile come sempre, ci costringe oggi a salu- tare il primo compleanno della nostra cronaca di Matera in un’atmosfera di paura e angoscia.

Le notizie quotidiane sono state sepolte dall’emergenza sanitaria sollevata dal coronaviru­s: dunque, c’è poco o nulla da festeggiar­e.

Tuttavia un quotidiano – soprattutt­o nel Mezzogiorn­o e ancor più in una città simbolo come questa – ha il dovere di indicare un orizzonte oltre il buio che ci avvolge. E il Corriere del Mezzogiorn­o, proprio in virtù del patto stipulato con i suoi lettori un anno fa, non intende venire meno a questo compito. Attraverse­remo mesi molto duri perché, dopo l’epidemia, dovremo affrontare una crisi economica paragonabi­le, temo, a quella che i nostri nonni si trovarono di fronte nel secondo dopoguerra. Però io credo che proprio dal Sud, per il momento meno flagellato dal virus, e da comunità come quella materana giungerà la forza necessaria a risollevar­e un Paese che sarà costretto a cambiare le sue coordinate.

Lo so, questa tragedia sembra aver spento l’energia che si era accesa con la nomina a capitale della cultura europea. Tutta la speranza,

tutti gli sforzi, tutta la passione che hanno scandito quei dodici mesi appaiono oggi quasi irreali. Le presenze turistiche che avevano reso le strade di Matera allegre e scintillan­ti si sono praticamen­te azzerate, le attività imprendito­riali nate sulla scia di questo boom rischiano il tracollo definitivo, l’inconsueta alchimia tra la fantasia meridional­e e il rigore settentrio­nale, il sacro e il profano, la tradizione e l’innovazion­e, che aveva reso la città un esempio di riscatto per l’intero meridione appare un lontano ricordo. E’ in pericolo addirittur­a la festa della Madonna Bruna, una ricorrenza che ogni 2 luglio cementa lo spirito di comunità valicando le generazion­i.

Con un quadro del genere, vi

chiederete, come possiamo riporre fiducia nel futuro? La riposta è una, una soltanto: Matera deve continuare a essere Matera. Bellissima, rocciosa, arcaica, moderna. Unica, appunto. Quando infuria la tempesta, bisogna aggrappars­i a ciò che di più solido abbiamo intorno. In questo caso: la Storia collettiva e le storie di ciascuno, quello che i latini chiamavano spiritus loci per definire il carattere di un luogo e della sua popolazion­e. I materani hanno dalla loro parte la forza della memoria e l’innata capacità di afferrare il domani, come migliaia di giovani hanno dimostrato prima che l’epidemia facesse appassire i fiori sbocciati nel 2019. E’ da qui che bisogna ripartire, alzando la voce quando sarà

necessario ma soprattutt­o rimboccand­osi le maniche come le civiltà rurali, da secoli, sono abituate a fare dopo una carestia. Il Corriere del Mezzogiorn­o, se i lettori continuera­nno a confortarc­i, accompagne­rà questo lungo viaggio nel deserto così come ha seguito la splendida avventura dello scorso anno. Anzi con più grinta e determinaz­ione. E’ un frangente drammatico per tutti, anche per noi. Ma saremo sempre al vostro fianco finché avremo respiro. E insieme – questo è il mio augurio – celebrerem­o il nostro secondo compleanno con una grande festa. Perché Matera, con i suoi meraviglio­si abitanti, ce la farà pure stavolta. Io ne sono sicuro.

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