Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Gegè Telesforo ritorna con «Il mondo in testa»
Il re dello scat pubblica oggi il suo nuovo disco, cantato in italiano e con una ricca collezione di suoni
In giorni di isolamento forzato, farsi un giro per il mondo è l’ideale. A proporlo è Gegè Telesforo, cantante, produttore e musicista con Il mondo in testa, dodicesimo lavoro discografico in uscita oggi. Un titolomanifesto per il foggiano re dello scat che ha fatto della scoperta e dell’incontro con altre culture una ragione di vita, perseguita attraverso la musica e i preziosi programmi radiofonici (Sound Check su Radio 24) e televisivi (Variazioni sul tema su Rai 5). Un disco mosaico di suoni dal mondo in cui, dopo una serie di produzioni dedicate al mercato internazionale, Telesforo torna a scrivere testi in italiano, avvalendosi di talentuosi musicisti, dalle voci di Daniela Spalletta e Ainè, alle tastiere di Pasquale Strizzi, il basso di Dario Deidda, i sax di Max Ionata e Alfonso Deidda.
Telesforo, ha avuto dubbi sull’uscita del disco in questi giorni difficili?
«No, c’era una data stabilita da molto tempo. Questo è un disco gioioso, solare, che sin dal titolo propone una visione ottimista del futuro. Il periodo mi sembra adatto: può essere una medicina per affrontare le giornate con un altro spirito. Certo, cambiano le modalità di fruizione e fisicamente uscirà quando sarà possibile».
Possiamo definirlo un giro del mondo sonoro in nove tracce?
«Questo disco è una summa di 40 anni di attività, dei miei viaggi, dei suoni che ho incontrato e amato. Non si rifà a strutture stereotipate di un genere specifico, c’è grande attenzione all’aspetto ritmico. Quindi Brasile, Cuba, ritmi afro, ma anche il Mediterraneo: tutte le spezie che ho assaggiato e assimilato».
Il suo lavoro più libero? «Direi di sì. Quando si è anziani si può dire quello che si vuole. Mi sono sentito libero di esprimermi da artista indipendente senza guardare a classifiche o alle vendite. L’uso della lingua italiana è una scelta artistica. Il mondo in testa è la title-track e il manifesto (con un video realizzato dalla video-artist Dominique Bloink). Il brano Genetica dell’amore racconta invece la resilienza dell’amore in momenti complessi come quello odierno: domani pubblicheremo una clip, montata da Simone Calcagni, che raccoglie selfie casalinghi di amici e colleghi, un racconto di quello che stiamo vivendo».
Cosa pensa che dovremmo imparare da questa reclusione forzata?
«A staccarci dai cellulari che ci peggiorano spesso le giornate e dedicarci a scoprire e riscoprire l’arte, la cultura. L’informazione per me è importante, ma trovo che in queste settimane si stia esagerando con opinionisti più o meno affidabili: lasciamo parlare le persone competenti e non lasciamoci condizionare dalle opinioni».
C0m’è cambiato il suo quotidiano?
«Io vivo in campagna, vicino Sutri, sono isolato a casa. Mia figlia è con sua madre, la mia compagna in Giordania dove lavora per un’organizzazione umanitaria. Cerco di avere una vita il più normale possibile, mi sono imposto una disciplina. Mi sveglio alle 7, caffè, giornali, tg, doccia, un’ora di yoga e poi al computer dove le giornate corrono via veloci tra lavoro, la radio, la preparazione del disco. La creatività per fortuna non si ferma. Anche in questo momento noi due stiamo lavorando. La differenza è non poter decidere di uscire. Però ricordiamoci che c’è chi deve uscire per permettere a tutti gli altri di restare in casa».
Qualche consiglio per allietare queste giornate?
«Io ho trovato grande consolazione in American Standard di James Taylor, un songwriter che amo, melodie immortali, un organico minimal, arrangiamenti di grande gusto e semplicità, in controtendenza rispetto alla volgarità di tanta musica che ci circonda. Voglio segnalare anche un giovane batterista e compositore
«Usiamo questo tempo per riscoprire l’arte e la cultura
inglese, Moses Boyd e il suo ultimo lavoro Dark Matter, un ottimo esempio di contaminazione contemporanea. Vi consiglio di leggere il poeta indiano Rabindranath Tagore, mi porto dietro da sempre i suoi insegnamenti come «La religione dell’universo è il movimento». Sto guardando Il metodo Kominski, una serie scritta in modo intelligente che fa sorridere, riflettere ed emozionare, una vera rarità».