Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Gegè Telesforo ritorna con «Il mondo in testa»

Il re dello scat pubblica oggi il suo nuovo disco, cantato in italiano e con una ricca collezione di suoni

- di Nicola Signorile

In giorni di isolamento forzato, farsi un giro per il mondo è l’ideale. A proporlo è Gegè Telesforo, cantante, produttore e musicista con Il mondo in testa, dodicesimo lavoro discografi­co in uscita oggi. Un titolomani­festo per il foggiano re dello scat che ha fatto della scoperta e dell’incontro con altre culture una ragione di vita, perseguita attraverso la musica e i preziosi programmi radiofonic­i (Sound Check su Radio 24) e televisivi (Variazioni sul tema su Rai 5). Un disco mosaico di suoni dal mondo in cui, dopo una serie di produzioni dedicate al mercato internazio­nale, Telesforo torna a scrivere testi in italiano, avvalendos­i di talentuosi musicisti, dalle voci di Daniela Spalletta e Ainè, alle tastiere di Pasquale Strizzi, il basso di Dario Deidda, i sax di Max Ionata e Alfonso Deidda.

Telesforo, ha avuto dubbi sull’uscita del disco in questi giorni difficili?

«No, c’era una data stabilita da molto tempo. Questo è un disco gioioso, solare, che sin dal titolo propone una visione ottimista del futuro. Il periodo mi sembra adatto: può essere una medicina per affrontare le giornate con un altro spirito. Certo, cambiano le modalità di fruizione e fisicament­e uscirà quando sarà possibile».

Possiamo definirlo un giro del mondo sonoro in nove tracce?

«Questo disco è una summa di 40 anni di attività, dei miei viaggi, dei suoni che ho incontrato e amato. Non si rifà a strutture stereotipa­te di un genere specifico, c’è grande attenzione all’aspetto ritmico. Quindi Brasile, Cuba, ritmi afro, ma anche il Mediterran­eo: tutte le spezie che ho assaggiato e assimilato».

Il suo lavoro più libero? «Direi di sì. Quando si è anziani si può dire quello che si vuole. Mi sono sentito libero di esprimermi da artista indipenden­te senza guardare a classifich­e o alle vendite. L’uso della lingua italiana è una scelta artistica. Il mondo in testa è la title-track e il manifesto (con un video realizzato dalla video-artist Dominique Bloink). Il brano Genetica dell’amore racconta invece la resilienza dell’amore in momenti complessi come quello odierno: domani pubblicher­emo una clip, montata da Simone Calcagni, che raccoglie selfie casalinghi di amici e colleghi, un racconto di quello che stiamo vivendo».

Cosa pensa che dovremmo imparare da questa reclusione forzata?

«A staccarci dai cellulari che ci peggiorano spesso le giornate e dedicarci a scoprire e riscoprire l’arte, la cultura. L’informazio­ne per me è importante, ma trovo che in queste settimane si stia esagerando con opinionist­i più o meno affidabili: lasciamo parlare le persone competenti e non lasciamoci condiziona­re dalle opinioni».

C0m’è cambiato il suo quotidiano?

«Io vivo in campagna, vicino Sutri, sono isolato a casa. Mia figlia è con sua madre, la mia compagna in Giordania dove lavora per un’organizzaz­ione umanitaria. Cerco di avere una vita il più normale possibile, mi sono imposto una disciplina. Mi sveglio alle 7, caffè, giornali, tg, doccia, un’ora di yoga e poi al computer dove le giornate corrono via veloci tra lavoro, la radio, la preparazio­ne del disco. La creatività per fortuna non si ferma. Anche in questo momento noi due stiamo lavorando. La differenza è non poter decidere di uscire. Però ricordiamo­ci che c’è chi deve uscire per permettere a tutti gli altri di restare in casa».

Qualche consiglio per allietare queste giornate?

«Io ho trovato grande consolazio­ne in American Standard di James Taylor, un songwriter che amo, melodie immortali, un organico minimal, arrangiame­nti di grande gusto e semplicità, in controtend­enza rispetto alla volgarità di tanta musica che ci circonda. Voglio segnalare anche un giovane batterista e compositor­e

«Usiamo questo tempo per riscoprire l’arte e la cultura

inglese, Moses Boyd e il suo ultimo lavoro Dark Matter, un ottimo esempio di contaminaz­ione contempora­nea. Vi consiglio di leggere il poeta indiano Rabindrana­th Tagore, mi porto dietro da sempre i suoi insegnamen­ti come «La religione dell’universo è il movimento». Sto guardando Il metodo Kominski, una serie scritta in modo intelligen­te che fa sorridere, riflettere ed emozionare, una vera rarità».

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Nella foto di Simone Calcagni l’ultimo Gegè Telesforo, cantante e appassiona­to di scat

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