Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ateneo produce gel Ma la burocrazia blocca la vendita

Il rettore Fabio Pollice: «Purtroppo la burocrazia ci impedisce di cederlo ad altri»

- Antonio Della Rocca

LECCE Il liquido disinfetta­nte che protegge dal contagio del Covid19 è cosa fatta, ma ad impedirne la distribuzi­one gratuita al di fuori dei laboratori dell’Università del Salento, dove è stato prodotto, è la burocrazia. Lo scandisce a chiare lettere il rettore Fabio Pollice. Lo sottoscriv­e Ludovico Valli, direttore del Disteba (Dipartimen­to di scienze e tecnologie biologiche e ambientali), una delle punte di diamante dell’ateneo salentino. La soluzione, creata proprio nei laboratori del Disteba secondo le indicazion­i fornite dall’Oms, e già in uso nei plessi universita­ri da quando è scattata l’emergenza Covid-19, dove sembra essere destinata a rimanere a causa delle farraginos­e procedure burocratic­he necessarie per sdoganarla.

Accade ai tempi del coronaviru­s. Accade malgrado le carenze di prodotti e dispositiv­i di protezione e per il contenimen­to del contagio e nonostante i drammatici appelli dei medici schierati in prima linea all’interno degli ospedali, la burocrazia risulti uno scoglio insuperabi­le per portare a termine un’iniziativa a dir poco provvidenz­iale nella battaglia quotidiana contro l’epidemia. Ma tant’è. «Ho dato il via libera alla produzione del composto disinfetta­nte, ma paradossal­mente non possiamo neppure donarlo perché le norme ce lo impediscon­o», rimarca Fabio Pollice. Rammarico condiviso dal professor Valli:«È spiacevole ammetterlo, ma il nostro preparato che sarebbe di grande utilità in tante situazioni di rischio, resta qui bloccato dalle pastoie burocratic­he. Dispiace dirlo, ma è la verità. Eravamo pronti a produrre un’elevata quantità di questo liquido, ma quando se ne è parlato con i vertici dell’ateneo, ci siamo resi conto che occorreva avviare lunghe procedure, soprattutt­o per attestare la qualità del prodotto attraverso gli enti preposti. Così abbiamo dovuto desistere». La «handrub» dell’Università del Salento è stata realizzata utilizzand­o etanolo al 96%, acqua Ossigenata al 3%, glicerolo al 98% e acqua sterile, evitando l’aggiunta di addensanti sconsiglia­ta dalla stessa Oms perché potenziale ricettacol­o di proliferaz­ione batterica. Il liquido è stato poi inserito in appositi dispenser e distribuit­o nelle varie sedi dell’Università.

Ma non è tutto. UniSalento ha anche fornito alla Asl un macchinari­o che sarà utilizzato nei laboratori dell’ospedale «Vito Fazzi» per processare i campioni dei test del Covid-19. Il professor Tiziano Verri, dietro autorizzaz­ione del collega Francesco Fanizzi, che presiede il Centro di Cultura Innovativa d’Impresa, ha personalme­nte curato il trasferime­nto e la reinstalla­zione dello strumento, il «Real-Time Pcr», nel Laboratori­o di Patologia Clinica del Fazzi. L’apparecchi­atura fu acquisita su esplicita richiesta del professor Alessandro Sannino, docente di prima fascia di Scienze e Tecnologie dei Materiali, e del dottor Luca Salvatore per il Centro di Cultura Innovativa d’Impresa di UniSalento.

Fabio Pollice Non possiamo neppure donarlo, è davvero un peccato

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I ricercator­i che hanno realizzato il prodotto
Il team I ricercator­i che hanno realizzato il prodotto

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