Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ok, andrà tutto bene. Ma quando finirà?
La clausura forzata ci lascia tutti in sospeso. E intanto sembra di vivere in un incubo di McLuhan
Presto o tardi finirà questa reclusione forzata. Ma nel frattempo bombardato dalle notizie, non riesci proprio a vedere la luce in fondo al tunnel. Finirà, certo, ma quando? Tutti aspettano il famigerato picco, che però non arriva mai. In questa storia non dobbiamo toccare il fondo, ma riuscire a salire in cima. Come fossimo tanti piccoli Messner. E le parole cambiano significato.
Con un accorato appello di Alessio Viola abbiamo chiamato a raccolta fotografi, scrittori, intellettuali, creativi. Capiamo insieme come sta cambiando la nostra vita al tempo del coronavirus: «La comunità degli scrittori e artisti si può riunire sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno con lo scopo di offrire riflessioni che aiutino a passare la nottata». Oggi vi proponiamo il racconto di uno di noi, Lello Parise. Chi vuole darci il suo contributo, mandi a redaz.ba@corrieredelmezzogiorno.it.
La cantilena di queste settimane è: «Andrà tutto bene». Il coraggio dell’incoscienza? Per la verità stiamo rintanati in casa, da soli o in compagnia, e riusciamo a pensare solo ed esclusivamente a questo: «Io speriamo che me la cavo». Non si può fare altro. Sì, è chiaro che presto o tardi questa reclusione forzata finirà. Non vedi l’ora. Ma nel frattempo bombardato dalle notizie dei telegiornali, da quelle lanciate dai quotidiani con titoli pirotecnici o dalle voci allarmate che spuntano dalle radio, non riesci proprio a vedere la luce in fondo al tunnel. Finirà, certo, ma quando? Tutti aspettano il famigerato picco, che però non arriva mai. In questa storia non dobbiamo toccare il fondo, ma riuscire a salire in cima. Come fossimo tanti piccoli Messner.
Scopri che le parole cambiano. Hai il raffreddore o l’influenza? No, ti sei beccato il coronavirus, che basta il nome per farti sobbalzare. L’acronimo di questo fantasma letale, suona come una maniera per addolcire la pillola: Covid-19. Sembra la marca di un detergente. Ma la sostanza non cambia. Sei ammalato? No, contagiato. Tutti termini duri come pietre. In
tanto, aspetti. Non si riesce a comprendere che cosa. Nessuno sa bene quello che ci è capitato. Abbiamo capito di avere a che fare con un nemico destinato a riprodursi alla velocità della luce. Cercheremo di fermarlo prima o dopo, con un vaccino. Un’altra parola, vaccino, che da una parte ci fa diventare arditi e dall’altra ci costringe a vivere in questo stato d’ansia permanente. Significa che il veleno invisibile potrebbe ripresentarsi, ovunque e comunque. Vuol dire che ritorneremo a chiuderci in casa, per sfuggirgli. E a differenza di giorni come questi, non vedremo più le file agli ingressi dei centri commer
ciali, ma davanti ai laboratori delle Asl in attesa di farci iniettare il benedetto unguento salvifico.
La prospettiva non è delle migliori: scopriremo che saremo costretti a convivere con la morte. Accade, lo sanno tutti. Ma questo maledetto killer è come se avesse spodestato tutte le altre cause di decesso. Non c’è più nessuno che scompare per un infarto o un tumore o perché vittima di un incidente stradale. Appaiono in via di estinzione gli omicidi o le rapine finite nel sangue. Il che, se fosse vero, sarebbe consolatorio. Avremmo a che vedere con una sola arma letale: neutralizzata quella, la vita scorrerebbe tranquilla. Se non immortali, quasi. È l’altra faccia del germe. Finché esisto io, voi rischiate di non esistere più. Però nel momento in cui riuscirete a battermi, non avrete nulla da temere. Ci riproverò, naturalmente, a farvi fuori. Ma negli anni riuscirete a escogitare rimedi sempre migliori per mettermi alla porta. Innanzi tutto quella di casa, che resta il rifugio sicuro. Tanto è vero che gli unici a gongolare sognando lucrosi affari nonostante i cantieri chiusi sono i costruttori, come li chiamavano una volta. Calcolano di vendere abitazioni al ritmo con cui ora si smerciano flaconi di amuchina. Insieme con i padroni dei supermercati, faranno parte dei nuovi ricchi-ricchi.
Tutto cambierà, nella società post-morbo. Anche i quotidiani vivranno una stagione florida: la gente riscoprirà il gusto di informarsi, non con un tweet, ma attraverso il ragionamento, affidato a persone competenti, che ne sanno più di noi e i cui pareri i giornali amplificheranno. La politica potrebbe mutare volto: i decisionisti, quelli resteranno, ma non per sbandierare slogan del tipo «Prima gli italiani». Piuttosto, per essere gli apostoli di messaggi rassicuranti: «Prima gli umani». A questa latitudine non potete non notare che c’è un pugliese al governo del mondo nuovo. Sarà un po’ provinciale farlo, ma la cosa vi riempie di orgoglio. Conte for ever. Se veramente andrà tutto bene, s’imporrà una specie di école del Tacco per esorcizzare le tragedie. Presidenti del consiglio come governatori e sindaci, si divideranno tra quelli che risolvono problemi e quanti usano il cervello per dividere le orecchie. Gli uni e gli altri, saranno facilmente distinguibili. In questo modo riuscirete finalmente a capire di chi è più facile fidarsi se decidete di comprare un’auto usata. Niente sarà più come prima. Chissà se si rivelerà un bene. Scriveva il comico Daniele Luttazzi: «Marshall McLuhan aveva immaginato che, nell’età elettronica, il lavoro principale del potere sarebbe stato il controllo totalizzante sui cittadini. Si perde la libertà, a decidere è una oligarchia. E ogni tanto ci illudono con la nascita di un Partito Democratico». Se gli italiani si sono fidati di Beppe Grillo, possono perfino dare retta a un umorista più giovane dello showman genovese e che peraltro ha in tasca una laurea in medicina. Roba da Abbracciame, come canterebbero al Cardarelli di Napoli.