Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I claustrofobici picnic domestici di Pierluca Cetera
Sono opere recenti, con il marchio di questo tempo strano: nei piccoli dipinti a olio della serie «Natura morta con picnic», visibili in rete, Pierluca Cetera immagina intimità domestiche e spazi surrogati in cui si muove una coppia «prigioniera» del suo spazio.
Tra tutte le attività succedanee alla socialità perduta, il pic-nic indoor può essere una soluzione. Riflettendo su questo strano momento del nostro vivere collettivo, che impone valutazioni non ordinarie del tempo e dello spazio, l’artista
Pierluca Cetera (Taranto 1969) ha messo a fuoco una serie di lavori che non tradiscono la sua poetica ma la indirizzano con vigore analitico sull’immediata contingenza. La serie di dipinti a olio «Natura morta con picnic», composta di sei pezzi di piccole dimensioni, parte dalla claustrale esistenza che ora ci accomuna e ribadisce rimandi colti alla iconografia sacra. Nella fattispecie alla Deposizione di Cristo, come suggerisce il lenzuolo algido su cui avviene il metafisico convivio a due, quasi un sepolcrale sudario. Il cibo è affidato a geometrie nette, a oggetti di spirituale sentore alla Morandi, bloccato su prospettive sghembe che, sostiene l’autore, riprendono alterazioni spaziali di fattura medievale e fiamminga. In questa solitudine densa i due personaggi si studiano e si lasciano andare a pose diverse, l’uomo disteso e la donna eretta in una comunicazione anch’essa sospesa. Oppure sperimentano vicinanze e tenerezze. Nel complesso appaiono come fotogrammi da una sequenza cinematografica rallentata, prove di una socialità da rieducare, da ritrovare come in altre serie precedenti e assolutamente in tema rispetto ai tempi. Per esempio, coppie di personaggi colpiti da leggere disabilità, su sfondi svuotati, sono impegnati a scambiarsi emozioni che evaporano in balloon senza testo ma evidenziati da una vernice lucida. Si toccano, si parlano o si misurano in improbabili esorcismi. Attuali, quasi preveggenti, le figure che si lavano le mani in pozzanghere cupe o in lavandini senza ancoraggi perché posizionati in contesti privi di pareti. O, ancora, nella serie «Rimozioni», un figlio che assiste una madre anziana, oggi più che mai, in una condivisa nudità che li rende entrambi fragili ed esposti. Anche in quest’ultima produzione Cetera conferma di dare voce agli inetti, condizione materializzata visivamente nella flaccida mollezza dei corpi che inscrive nella carne una fatale distanza dal mondo. I lavori di Cetera, va da sé, si guardano stando a casa, semplicemente cercando nome e cognome su facebook o instagram.