Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«E adesso faccio il papà»

Massimo Colaci, nazionale di volley: «È stato giusto rinviare le Olimpiadi Virginia è nata durante l’emergenza vi assicuro che in ospedale c’è sofferenza»

- di Pasquale Caputi

Ha la maglia della Nazionale di volley cucita addosso da anni. Massimo Colaci, profession­e libero, avrebbe senza dubbio fatto parte della spedizione olimpica. Non accadrà, dopo il rinvio dei Giochi, ma lui non ne fa un problema. Anzi, per il salentino diventato punto fisso della Sir Safety Perugia, non poteva che andare così.

Massimo Colaci, se l’aspettava?

«Dico la verità: speravo andasse proprio in questo modo. Un paio di settimane fa mi era stato chiesto un pensiero a riguardo. Già in quella circostanz­a risposi che secondo me sarebbe stato troppo rischioso organizzar­e una competizio­ne del genere, con così tanti atleti».

Ha prevalso il buon senso. «Una volta tanto sono stati messi da parte altri interessi.

La situazione è troppo complicata per poter pensare allo sport, anche se parliamo di Olimpiade. E lo dico io, che ho 35 anni e l’anno prossimo ne avrò 36. Spero di far parte ancora del gruppo azzurro, ma allo stato attuale passa tutto in secondo piano».

Umanamente come vive questo periodo?

«Lo sto vivendo in maniera molto particolar­e. Il 10 marzo è nata mia figlia, Virginia. Siamo stati in ospedale e non poteva esserci un’atmosfera normale. Non c’erano orari di visite, non si sapeva se si potesse assistere al parto, i medici erano in agitazione. Eri lì, arrivava un caso di sospetta positività e bloccavano l’ospedale. Ho percepito la tensione sulla mia pelle».

La nascita della piccola Virginia è però servita ad assegnare un senso positivo a un periodo così negativo.

«È stata una cosa molto bella. Ma è diverso rispetto a quando è nato Andrea, il mio primo figlio. Sono momenti in cui ti piace fare la passeggiat­a, goderti tutto appieno. Stavolta invece anche sempliceme­nte una visita in ospedale creava tensione. Sono sempre molto ottimista però e sto cercando di vedere il lato positivo: mi godo i figli 24 ore su 24».

Da sportivo, come si fa a star fermi?

«Stare così tanto a casa è strano. Noi pallavolis­ti non siamo abituati a soste così lunghe. Invece ci tocca restare chiusi a casa, come è giusto che sia. Non possiamo allenarci, facciamo qualcosa a livello fisico ma nulla a che vedere con l’allenament­o vero e proprio».

Lei è a Perugia, la sua famiglia è nel Salento.

«Mia sorella vive a Lecce, i miei genitori a Ugento. Per la nascita di Virginia mia madre è venuta su ma poi ha avuto tante difficoltà per tornare a casa perché proprio in quei giorni chiudevano tutto. Mio padre e mia sorella invece sono rimasti giù e non hanno conosciuto Virginia. Per fortuna c’è la tecnologia: videochiam­ate e foto non mancano mai».

La distanza acuisce anche le preoccupaz­ioni.

«Penso ai miei genitori, come tutti. Per fortuna sono molto attenti, restano sempre in casa e prendono tutte le precazioni possibili».

Tornando all’Olimpiade, sarebbe stata pensabile con un tono così dimesso?

«Si parla tante volte di sogno olimpico e ci sono atleti che lavorano quattro anni per quel sogno. L’Olimpiade è soprattutt­o una festa dello sport. Una delle immagini più belle che ho in mente non è tanto la cerimonia di apertura, ma la prima volta che sono entrato in mensa. C’erano migliaia di atleti con tute e bandiere diverse, ma che mangiavano tutti assieme».

Sarebbe stato impraticab­ile.

«L’Olimpiade è aggregazio­ne, si ride e si scherza tutti assieme. Tutto questo sarebbe venuto meno».

❞ I Giochi Sono sport, ma anche allegria e aggregazio­ne Impensabil­e creare un’atmsosfera così

❞ La nascita Non ho potuto assistere al parto, ho percepito la tensione sulla mia pelle

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Volley Massimo Colaci, 36 anni, nazionale. Gioca a Perugia
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