Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Direttiva della task force regionale: faranno un’anamnesi telefonica. La replica: c’è poca sicurezza
Caos tamponi: «A decidere saranno solo i medici di base»
Sono i medici di medicina generale, d’intesa con i medici di igiene e sanità pubblica, a decidere, dopo aver effettuato l’anamnesi, se i loro assistiti devono fare il tampone per il Covid – 19.
Lo ribadisce Ernesto Esposito, responsabile della task force regionale, rispondendo in particolare alla segnalazione di una persona di Potenza, che lamenta di accusare sintomi influenzali dal 14 marzo e che fino ad ora non gli è stato fatto il test per il Coronavirus. Questa persona sostiene di aver lavorato nel locale pubblico di Potenza, chiuso dall’8 marzo scorso, dove i gestori sono risultati positivi.
«Nel caso specifico - chiarisce Esposito - se fino ad oggi il test non è stato eseguito molto probabilmente i sanitari che hanno preso in carico il paziente non hanno ritenuto necessario farlo».
Nell’evidenziare che proprio per supportare meglio le esigenze dei cittadini nei diversi i territori sono state istituite le «unità speciali Covid – 19», composte da medici di medicina generale (titolari e supplenti), medici di continuità assistenziale (titolari e supplenti) e medici di igiene e sanità pubblica, che hanno il computo di coordinare le azioni da eseguire, Esposito assicura che la Regione verificherà se, nel caso segnalato, la procedura è stata seguita correttamente ed invita i cittadini a segnalare problemi e difficoltà che si dovessero verificare nell’assolvimento di questo servizio.
Per i medici di base invece c’è an cora un grave problema relativo alla sicurezza. Severino Montemurro, presidente dell’Ordine dei Medici di Matera che in una lettera accorata alle istituzioni e alla cittadinanza spiga che manca ancora tanto per poter garantire la sicurezza per i camici bianchi.
«I medici di famiglia, pediatri e medici di continuità assistenziale hanno ricevuto dall’azienda sanitaria appena tre mascherine fpp2 che garantiscono una protezione massima di 8 ore ciascuna. Da qui l’invito, che oggi diventa un obbligo, di non recarsi in pronto soccorso, o presso gli studi dei medici di famiglia, pediatri e della continuità assistenziale se si ha febbre (dai 37,5 in su) e sintomi respiratori di qualunque tipo. In questi casi occorre telefonare al medico curante e seguire le sue indicazioni, solo così possiamo evitare i contagi».
Esposito: «Ci sono unità territoriali in grado di seguire i singoli casi»