Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Di Pumpo, primario colpito dal virus «In isolamento aiuto i miei colleghi»
Dirige il reparto Pronto soccorso e accettazione della Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo Il medico si è ammalato mentre era al lavoro
FOGGIA Ha scritto una lettera per ringraziare amici e parenti per la solidarietà ricevuta ma, soprattutto, di ringraziamento ai tanti cittadini che, capendo la situazione di emergenza, hanno fatto a meno di recarsi al pronto soccorso per vicende non gravi. Una lettera scritta da Giuseppe Di Pumpo, 65 anni, di Cagnano Varano, primario dell’unità di Pronto Soccorso-Accettazione dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo che, da circa una settimana, è in isolamento nella sua abitazione perché risultato positivo al Covid-19. Virus contratto mentre era al lavoro nel suo reparto.
Dottore prima di tutto come si sente?
«Bene. Sto abbastanza bene. Almeno per come lo si può stare costretti in una specie di arresti domiciliari. Io vivo isolato anche se in casa c’è mia moglie e la mia anziana madre. E quindi, è normale che ci sia sempre la preoccupazione e il rischio di poterli contagiare. Ma facciamo molta attenzione».
Lei ha scritto una lettera per ringraziare chi, in questi giorni di isolamento, le è stato vicino ma, soprattutto, i cittadini che – capendo l’emergenza – hanno evitato di affollare il pronto soccorso per richieste non urgenti.
«Si è vero. Mi sono sentito in dovere di farlo perché hanno avuto un comportamento esemplare. Dai 140 accessi quotidiani in pronto soccorso giornalieri siamo ai 45-50 attuali. Hanno compreso che non era il momento di intasare il reparto, permettendo così a chi sta lavorando in prima linea di dedicare la maggiore attenzione ai pazienti coinvolti nell’emergenza Coronavirus. Dovevo ringraziarli perché hanno avuto un senso civico, un alto senso civico, di posticipare la risposta alle loro sofferenze quotidiane».
Anche se in isolamento, lei continua ad avere contatti con i suoi colleghi, con la sua equipe?
«Certamente. Ci sentiamo quotidianamente e anche più volte nello stesso giorno. Il reparto è la mia seconda casa. Anzi è la mia seconda famiglia.
Conosco benissimo tutti quelli che ci lavorano e so che stanno facendo un lavoro difficile e impegnativo. Anche a rischio della loro stessa salute. Ma nonostante questo, mi creda, il loro impegno non è minore. Anzi, semmai è maggiore. L’anno scorso abbiamo accolto circa 52.000 persone, numeri da grande città, uno dei tanti miracoli di Padre Pio. Tante persone alla ricerca di una risposta di salute in un territorio difficile, aspro e diciamocelo, anche carente di servizi. I miei ragazzi ci hanno sempre dato dentro, soprattutto col cuore. Qualcuno purtroppo non c’è più. Penso a Costanzo Cascavil
❞ Le responsabilità Gli accessi sono passati da 150 a 45 persone C’è grande senso civico da parte dei cittadini
la, grande medico che ci ha lasciato prematuramente alcuni mesi fa».
Voi, medici, infermieri, ormai siete considerati degli eroi.
«Non dica questo (dice il dottore quasi interrompendo bruscamente la domanda). Perché non è vero. Noi stiamo facendo il nostro lavoro. Stiamo facendo solo il nostro dovere. Eroi sono altri e in giro ce ne sono tantissimi. Sono eroi gli uomini delle forze dell’ordine che sono impegnati, ogni giorno e qualsiasi ora della giornata, nel far rispettare le regole, per evitare la diffusione del contagio. Ma eroi sono soprattutto i cittadini che, in questo momento, restano a casa. Alcuni dei quali stanno vivendo anche situazioni drammatiche. Questi sono i veri eroi. E soprattutto a loro che bisogna pensare. Ora e dopo che sarà passata questa emergenza».
Dottore, andrà tutto bene? «Assolutamente si. Guardi la notte è la cosa più brutta che ci sia. Ma ogni note finisce e poi arriva il giorno. La speranza è che questa esperienza, drammatica, sia di esempio e che ci possa dare la forza per un nuovo inizio che, però, certamente non è la globalizzazione. Ma ora aspettiamo che la note vada via e arrivi il giorno».
Io un eroe? Macché, faccio solo il mio lavoro come gli altri medici
❞ Il dovere Le persone hanno capito che bisogna dare precedenza ai pazienti affetti dalla pandemia